Entro la fine della legislatura (primavera 2023) dovrà essere approvata una legge di riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. L’obiettivo sarà integrare prestazioni sociali e sanitarie, favorendo la cura degli anziani il più possibile fuori dagli istituti. Gli over 75, secondo alcune stime, passeranno dai 7 milioni nel 2020 ai 12 milioni nel 2050. Attualmente gli anziani non autosufficienti sono 2,9 milioni, ma nel 2030 saranno quasi 5 milioni: bastano questi dati per giustificare la cifra di 3 miliardi di euro che il Pnrr destina al potenziamento dell’assistenza domiciliare.
In questo quadro generale si rende sempre più necessaria una riforma strutturale del settore del lavoro domestico. Milena Gabanelli scrive sul Corriere della Sera che “bisogna affrontare di petto la questione delle badanti, spesso non in grado di assistere gli anziani adeguatamente, e alle quali lo Stato oggi non riconosce il ruolo di cura. Vanno formate e regolarizzate”. DOMINA da anni si spende, assieme alle altre parti sociali del settore, per la formazione dei lavoratori domestici e per una modifica del sistema fiscale che incentivi l’emersione del lavoro nero e del lavoro grigio.
Qualcosa si sta muovendo anche sul fronte politico. Paola Binetti, senatrice di Forza Italia, ha depositato un disegno di legge di riforma del lavoro domestico, del quale descrive i tre obiettivi principali. “Il primo punto è una nuova job description, per riconoscere il valore di un ruolo di cui, semplicemente, non si può fare a meno. Riconoscere l’importanza di colf e badanti significa rilanciare il ruolo sociale e socio-sanitario di questi lavoratori”.
Il secondo pilastro della proposta riguarda la formazione: “il lavoratore domestico partecipa alla gestione delle persone, oltre che delle cose, e per svolgere al meglio il suo compito deve possedere competenze precise”. Un esempio, per la senatrice, rende concreta la questione: “molti lavoratori domestici sono donne e uomini stranieri: abbiamo bisogno che le persone che si interfacciano con gli anziani conoscano la lingua italiana in maniera sufficiente a comprendere bene le loro esigenze”.
Sulla strada della competenza si sta muovendo da tempo EBINCOLF, l’Ente bilaterale del comparto datori di lavoro dei collaboratori familiari, con un progetto ambizioso e di ampio respiro. L’Ente ha contribuito alla pubblicazione della norma UNI 11766:2019, che rappresenta una pietra miliare per l’intero settore del lavoro domestico e descrive puntualmente i requisiti minimi che ogni lavoratore deve possedere. Il risultato auspicato sarà l’aumento del numero di assistenti familiari adeguatamente formati, in base a regole certe. I corsi EBINCOLF rispondono da tempo alla precisa richiesta formativa descritta nella norma UNI. Fino al 2019 sono state formate circa 15mila persone. Alla formazione, l’Osservatorio nazionale DOMINA dedica un intero capitolo del Rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico.
Il terzo punto del ddl riguarda la questione economica e fiscale: “dobbiamo costruire sul piano economico una situazione che faccia emergere tutto il sommerso che c’è nel settore”, sostiene Binetti. “Chiediamo – continua – che il costo del lavoro possa essere scaricato. Dobbiamo riuscire a fare in modo che guadagnino tutti, il lavoratore, la famiglia e anche lo Stato, che potrebbe incamerare maggiori entrate fiscali, provenienti da un sistema più corretto e trasparente”. L’Osservatorio nazionale DOMINA ha stimato il possibile gettito fiscale aggiuntivo del settore: dagli attuali 1,5 miliardi di euro (pagati da 849mila lavoratori regolari) a potenziali 3,6 miliardi (due milioni di lavoratori).
Nella proposta Binetti, infine, trova spazio anche una questione di genere: “essendo un lavoro svolto prevalentemente da donne, il fatto di puntare a regolarizzarlo e a qualificarlo significa dare un riconoscimento al lavoro femminile. E dato che molti datori di lavoro sono donne, significa anche puntare sulla solidarietà femminile”.
Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA, sostiene i progetti di riforma del settore e gli stanziamenti previsti dal Pnrr. “Sottoscrivo anche la proposta di Milena Gabanelli di indirizzare verso l’assistenza degli anziani la riduzione di spesa pensionistica per le morti causate dal Covid”. Si tratta di molti soldi: l’Inps ha risparmiato 1,11 miliardi nel 2020, cifra che si stima possa arrivare a 11,9 miliardi nel decennio 2020-2029. “Contestualmente alla riforma della non autosufficienza, contenuta nel Pnrr, confidiamo si possa modificare anche la fiscalità del settore”, conclude Gasparrini.