Don Enrico Torta: incontriamo a Dese con i suoi bambini e i suoi fedeli il prete che lotta per i soci “truffati” da BPVi e Veneto Banca

526

Abbiamo incontrato mercoledì scorso a Dese vicino Mestre don Enrico Torta, noto a un mondo molto più ampio dei suoi fedeli della Parrocchia di Maria Immacolata da quando si è schierato a fianco di migliaia di risparmiatori che hanno mal riposto la loro fiducia in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, dando il nome anche al Coordinamento a cui fanno riferimento alcune delle associazioni più barricadiere dei soci “truffati”, come li definisce da sempre lui stesso critico anche con le posizioni della Diocesi di Vicenza e con altre Istituzioni ecclesiastiche vicentine e venete.

Perché? “Per aver non solo affidato ingenti somme a quelle banche, segnatamente la BPVi, ma per essersi prestate, più o meno coscientemente, alle pressioni delle due Popolari ai tempi di Atlante per spingere i soci ad aderire alla “miseraOfferta Pubblica di Transazione (Opt)”.

Don Enrico, 81 anni portati alla grande, lo abbiamo incontrato un po’ per dare un seguito alla lettera che aveva scritto anche a noi e a cui avevamo risposto invitandolo a farsi promotore di un incontro “ecumenico” tra le varie associazioni per cercare e percorrere insieme, per quanto possibile e nel solo interesse dei soci, una strada comune, ma soprattutto per parlargli e conoscerlo di persona e in privato dopo i tanti incontri ed eventi pubblici in cui lo abbiamo seguito da cronisti o a cui abbiamo partecipato noi stessi da relatori.

Volevamo conoscerlo a quattrocchi per verificare con lui l’esistenza di una strada comune evitando  l’utilizzazione, a nostro parere, non sempre “ecumenica” del suo nome ma, nelle due ore passate insieme di cui non riferiamo (non era un’intervista…), lo abbiamo scoperto anche per quello che soprattutto è: un prete.

Due episodi?

Uno classico.

Ci chiede di interrompere la nostra chiaccierata per partecipare a un saluto ai bambini della parrocchia che le famiglie affidano ai suoi giovani per arricchire di contenuti il loro tempo libero dell’estate: “se qualcuno vi offende a parole o con azioni, non reagite subito. Aspettate qualche giorno e, poi, sbollita la sua rabbia e la vostra voglia di reagire, chiedetegli perchè vi ha provocato e spiegategli che vi ha ferito. A quel punto vedrete che vi capirete di più…“.

Il secondo, attuale.

Un Rom entra con il suo bambino e chiede se Don Enrico è disponibile per fare una commemorazione sulla tomba della madre nel giorno in cui saranno sei i mesi passati dalla sua morte. E don Enrico? “Io vengo ma poi tutti mi seguite in chiesa a celebrare con Cristo perché in quella tomba ora ci sono solo dei resti umani ma è in chiesa che si prega tutti insieme per la sua anima se si crede nella resurrezione…”.

Ho sintetizzato con parole meno ficcanti e più imprecise di quelle pronunciate da don Torta i due incontri con lui condivisi ma, lo confesso, le sue frasi le ho utilizzate per dirgli, prima, “se non serve lo scontro per risolvere le dispute e se è riunendosi che si fa la cosa migliore, ecco, don Torta, inviti tutti ad abbandonare lo scontro e a cercare insieme i punti di incontro…“.

E poi gli ho detto: “grazie per le due ore insieme… Un po’ sono tornato bambino, un po’ ho rivisto la chiesa che vorrei“.

Ci sarà un seguito dell’8 agosto?

Don Torta ci sta lavorando, ne sono intimamente sicuro, senza ascoltare voci che non siano quelle della sua sensibilità.