Un motivo dei protestatori a prescindere, strumentale secondo noi e, soprattutto, secondo l’avv. prof. Rodolfo Bettiol, il referente della cabina di regia voluta dal Mef per le vittime delle banche, sarebbero le difficoltà documentali da affrontare per dimostrare il “misselling” ma, se il problema appare superato dalle nuovi proposte procedurali gialloverdi, vogliamo condividere con tutti, dopo averlo fatto con alcuni lettori soci delle banche venete, alcune considerazioni che nascono da un documento, peraltro da noi già pubblicato, che potrebbe essere di aiuto nel determinare “in automatico” il misselling subito dai risparmiatori delle Banche Venete
In aggiunta alla sua evidenza in seguito ai due processi in corso, in cui non andrà acclarata la natura dolosa dei due crac ma solo l’identità e il livello di responsabilità degli imputati (altri ce ne sarebbero, ma questo è un altro discorso) e, soprattutto, in base alle risultanze della commissione parlamentare d’inchiesta, alcuni professionisti che ho interpellato su un documento dell’Agenzia dele Entrate, di cui ci è tornata la memoria, mi hanno confermato che in quel documento ci sarebbe un “fumus” ulteriore del misselling, e che fumus!, anche se molto dipende dalla volontà (politica) di “soffiarci sopra per attizzare il fuoco o spegnerlo”.
Come forse ricorderanno i nostri lettori quanto è stato da noi publicato, quando BPVI e Veneto Banca offrirono una transazione (9 euro o 15%) per ridurre il rischio legale, fu rivolto un interpello all’Agenzia delle Entrate chiedendo se tali importi fossero da considerarsi a compensazione di un danno (e quindi esenti da imponibilità fiscale) o se fossero invece una dazione correlata ad una “obbligazione a non fare” (la causa legale) e quindi imponibili .
La risposta della DG dell‘Agenzia delle Entrate del Veneto era molto chiara in merito, dicendo che tali importi erano tassabili, sposando in pieno la seconda ipotesi (dazione correlata ad una “obbligazione a non fare”).
Successivamente la banca (non specificatamente identificata nel documento allegato, ma dai dettagli risulta la BPVi) propose un interpello alla direzione nazionale dell’Agenzia della Entrate, riformulando il quesito, anche alla luce dei possibili comportamenti fiscali penalmente rilevanti in cui sarebbero incorsi gli allora amministratori (la mancata ritenuta d’acconto del 20% NON effettuata dalle due banche all’origine).
La risposta (vedasi allegato, risoluzione 153/E del 18/12/17, anche questa da noi pubblicata) ribalta il parere della DG Veneto, ignorando tutta la parte relativa alla rinuncia tombale ad azioni legali, ma quello che ci interessa è un altro punto.
Leggendo questo parere si evince che l’offerta pubblica di transazione proposta dalle due popolari venete costituisce (e l’Agenzia parrebbe confermarlo premonendo addirittura le ragioni della strada attuale dei ristori) una ammissione da parte del’Istituto di “pregiudizio subito in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza … nella prestazione, da parte delle banche coinvolte, dei servizi di intermediazione, di sottoscrizione e collocamento dei titoli“.
E ancora, scrive l’Agenzia delle Entrate, «si ritiene che anche nella fattispecie in esame gli indennizzi corrisposti ai Soci dalla Banca non assumono rilevanza reddituale, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del testo unico delle imposte sul reddito approvato con d.P.R. 22 dicembre1986, n. 917 (TUIR), in quanto finalizzati a reintegrare “forfettariamente” la perdita economica patrimoniale (danno “emergente”) subita dal percettore a fronte delle predette condotte poste in essere dalla Banca.».
Abbiamo pertanto una autorevole agenzia indipendente (Agenzia delle Entrate) che certificherebbe che l’offerta pubblica di transazione è un riconoscimento da parte della banca stessa che vi è stato un “misselling” da parte delle due Popolari Venete, comportamento che necessita di un ristoro, e pertanto NON sarebbe necessario alcun giudizio in merito da parte di CONSOB o altre istituzioni dato che la controparte, supposta ed oramai in LCA, avrebbe già ammesso il fatto per iscritto e pubblicamente.
Oltre a semplificare il lavoro di CONSOB e dell’ACF attualmente previsti, se fosse confermata questa interpretazione sarebbe anche un notevole “parafulmine” nei confronti della Commissione Europea, dato che il Fondo non si configurerebbe ancor di più come “aiuto di Stato“, stante la presenza (accertata e dichiarata da una delle poche Istituzioni italiane che “non lascia scampo”, ovvero chi gestisce le nostre tasse) di un “misseling”.
Una possibile obiezione “restrittiva” che quanto sopra potrebbe essere applicabile solo a chi ha aderito alla transazione cadrebbe facilmente di fronte al fatto che l’offerta transattiva era pubblica e che l’illiceità è stata pronunciata non per un singolo ma vale “erga omnes”.
“Inevitabile come la Morte e le Tasse” è un detto che, in questo particolare caso, potrebbe per una volta volgere a vantaggio dei Cittadini.
Nel caso che questa lettura o, per usare il burocratese, questa “interpretazione autentica” fosse confermata nel senso indicato, questa determinazione potrebbe aprire anche altri fronti in merito alla “mancata vigilanza” dei soggetti oramai a tutti ben noti e sarebbe un ulteriore prova da presentare a livello sia penale che civile verso i responsabili che andrebbero cercati anche oltre il perimetro attuale.
Ma, soprattutto, se la nostra interpretazione, con l’aiuto della politica, fosse vidimata come autentica martedì 27 al tavolo convocato dal Mef da Alessio Villarosa con l’assenso di Massimo Bitonci, i precursori dell’amore popolare per i gialloverdi (don Enrico Torta, Andrea Arman e Luigi Ugone, tanto per non fare nomi) con la propaggine di Letizia Giorgianni pro FdI dovrebbero a maggior ragione cessare la loro guerra proprio ai governanti prima da loro auspicati e fare un passo indietro a favore del passo in avanti finale per gli azzerai dalle banche, se non vogliono che si allontani, forse per molto tempo ancora se non per sempre viste le oggettive difficoltà finanziarie dell’Italia per eccesso di debito pubblico, la soluzione del dramma in atto da anni, soluzione già in ritardo anche per i loro no a prescindere prima, dicevano, al Pd, ora anche a Lega e M5S che non hanno dato spazio, evidentemente, alle loro egoistiche ambizioni.
Questo passo indietro, però, lo diciamo per onestà intellettuale, va fatto anche da altre associazioni, il Codacons di Franco Conte e le altre due sigle, Anla e Senior Veneto, a lui riconducibili e di considerevole peso politico ma non si sa bene, le ultime due, con quale rappresentatività dei soci, prima molto critiche verso il Coordinamento Banche di don Enrico Torta e Noi che credevamo nella BPVi ma ora più propense ad esaltare i punti negativi piuttosto che quelli positivi per motivi di parte, sia pure più coerenti idealmente ma non condivisibili in questo situazione di dramma “umano”.
Se questo passo indietro non ci sarà il governo non fugga ma si faccia forte della gran parte delle altre associazioni e anche dei soci, che sono rappresentati, non ci fa estremo piacere dirlo in certi casi e per altri ben noti motivi, da frotte di legali con deleghe più reali delle adesioni associative, in primis da Sergio Calvetti, che da solo parla per conto di quasi 10.000 persone/famiglie.