Donald Trump con le sue accuse di brogli riduce gli Usa al rango di una delle repubbliche delle banane in cui hanno gestito brogli e causato guerre

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Trump e guerra
Trump

Se quello che sta succedendo in USA (accuse di brogli di Donald Trump, sospetti, arresti e moti di piazza…) fosse successo in qualche altro paese ci sarebbe già “l’autoproclamato” di turno e la UE lo riconoscerebbe come legittimo presidente ad interim: gni riferimento a Venezuela e/o Bolivia non è puramente casuale

Di sicuro è quello che piacerebbe a Donald Trump, che con le sue accuse così prive di prove tanto che i primi tribunali si sono già pronunciati contro e che i media, anche quegli “amici” per non parlare dei “social”!, hanno dovuto sfumare e/o correggere, durante la diretta del suo duro attacco ai risultati dell’election day, quelle che definiscono “false affermazioni senza prove”.

Trump di sicuro sarebbe contento di potersi autoproclamare vincitore come proclamò vincitori i fanta avversari dei presidenti eletti, appunto, in Venezuela e Bolivia.

Ma questa, lo diciamo con sincerità anche ai democratici sperando che ne facciano buon uso in futuro, è la nemesi storica di mille situazioni in cui la “più grande democrazia” del mondo è intervenuta, da sola o con gli europei spesso al suo guinzaglio, in tanti Paesi (Vietnam e Cambogia, i casi meno recenti, Irak, Afganistan, Libia e Siria, alcuni di quelli che ancora fanno sanguinare, e non solo simbolicamente, il mondo) per scalzare i governi locali, più o meno accettabili dalla cultura “occidentale” ma espressioni delle realtà locali.

Se questo è stato fatto, impunemente e in nome di una presunta necessità di educare gli altri alla (propria) democrazia, appellandosi a presunte prove di loro presunti attacchi all’umanità (le false armi chimiche di Saddam Hussein riassumano tutte le altre invenzioni di presidenti repubblicani e democratici), Donald Trump è l’icona della pmionaminaro la arte peggiore degli Usa, quella che, dopo aver sostituito con brogli e armi governi fuori dal proprio territorio, ora è “sputtanata” dal suo stesso presidente in via di auto proclamazione che, pur di non accettare gli esiti di una votazione, la auto dichiara falsa in spregio delle stesse regole che ne determinarono la sua prima elezione, quella con i voti fisici e per posta, da lui non contestati perché a lui favorevoli.

Questa America non è figlia di quella che nella seconda guerra mondiale contribuì a salvare il mondo dal nazismo e dal fascismo ma è la degenerazione che è seguita a quell’intervento salvifico per eccessi, mai frenati, di auto celebrazione dei propri “valori”.

Questi valori sono ora stati distrutti da Trump e da quelli che la pensano come lui, fomentatori di odi, che non trovano più argini in assenza delle storiche contrapposizioni dei tanto vituperati ma altrettanto utili “blocchi” e in presenza di quegli nuovi, essi stessi, vedi la Cina, incentrati, invece che su confronti su visioni politiche e sociali, su diverse declinazioni, rispetto al classico e morente capitalismo classico, dello sfruttamento delle comunità per interessi economici di ristrette oligarchie economico-finanziarie.

Non sappiamo chi vincerà questa gara al massacro, anche se dobbiamo riconoscere a Biden un più dignitoso profilo istituzionale, ma di certo l’America ha perso definitivamente la sua presunta leadership “democratica”.

Ed è altrettanto certo che ci vorranno anni e decenni, se basteranno, per riportare gli Usa su un piano diverso da quello in cui ora affianca una qualunque delle repubblica delle banane in cui i suoi rappresentanti peggiori brogliavano e… sparavano.

Ma se da un crollo, quello del mito a stelle e strisce, dovessero nascere nuovi equilibri incentrati sull’uomo, sia benvenuto il disastro provocato da questo dittatore moderno che ai baffi neri ha solo sostituito la sua criniera arancione.


(Qui l’aggiornamento sullo spoglio delle schede delle Elezioni Usa nei vari Stati, con la rincorsa ai 270 grandi elettori necessari per vincere, qui la maratona vista dall’Italia, qui le nostre note sul tema)