È più grave l’apologia del fascismo o l’ignoranza della storia? La seconda spesso permette alla prima di esistere e di diffondersi, e se poi è un assessore all’Istruzione e al Lavoro, che influisce sul presente e sul futuro dei giovani e dei lavoratori veneti, a divulgare fake news storiche come quelle sull’Inps e sull’Inail, la gravità aumenta, tanto che forse si potrebbe valutare la sua rimozione proprio per inadeguatezza al ruolo. Lo abbiamo chiesto ad alcuni politici veneti, di centrosinistra e centrodestra, cosa normale in una democrazia, inconcepibile ai tempi del MinCulPop fascista.
“Oltre all’apologia di fascismo, che è continua, c’è un atteggiamento intollerante – ci ha detto Carlo Cunegato (Veneto che Vogliamo), consigliere comunale di Schio – come dimostra per esempio il caso dello spot della Diesel, sempre a firma Donazzan. Non è libertà di opinione dire che “un transessuale è un demonio”, tanto più se queste parole vengono da un assessore che ha un ruolo educativo. Lei accusa la sinistra di fomentare l’odio, ma la visione del mondo basata sull’odio è proprio quella del fascismo. Poi c’è l’aspetto del suo settore, che è l’istruzione, dove tra l’altro la Regione in piena emergenza Covid è stata carente, per esempio nel trasporto scolastico, mentre invece i prefetti facevano un grande lavoro per potenziare le corse e metterle in sicurezza. Poi c’è l’errore dell’Inail così come quello dell’INPS che è nato nel 1898 e non creato dal fascismo e questa è una mancanza, che si lega poi all’apologia, a un’ ideologia che non accetta le differenze e condanna la donna ad angelo del focolare“.
“Questo è un periodo in cui è tutto molto difficile per le persone – aggiunge Chiara Luisetto, segretaria provinciale del Partito Democratico di Vicenza – e questo episodio è stucchevole per chi lavora nella scuola e deve formare i ragazzi senza vederli. È chiara l’inadeguatezza al ruolo dell’assessore Donazzan, che si vede anche nella non conoscenza della storia. C’è stato un episodio quand’ero sindaca di Nove. Il giorno dell’inaugurazione della scuola lei è venuta, le maestre hanno fatto cantare ai bambini l’inno d’Italia, ma per non fargli dire “siam pronti alla morte” le maestre hanno fatto cambiare il verso in “siam pronti alla pace, l’Italia amò” e lei è andata a rimproverare le maestre accusandole addirittura di revisionismo storico. È inutile che poi Zaia vada a visitare le comunità ebraiche, falcidiate da nazisti e fascisti, per poi sentire l’assessore all’Istruzione cantare ‘Faccetta nera’, un inno alle guerre coloniali (costarono tra i 55.000 e i 250.000 morti etiopici, allora abissini, oltre a quasi diecimila caduti fra italiani e Ascari, ndr). Questa non è altro che arroganza del potere perché se lei è lì da tanto, fa parte di una maggioranza forte, e allora va bene tutto, ma non va bene tutto. Si può far politica con idee diverse ma rispettando le istituzioni democratiche“.
“Un assessore regionale con deleghe alla scuola e alla formazione si assume un impegno di fronte alla Costituzione della Repubblica, che è antifascista – spiega Alessandra Moretti, eurodeputata vicentina del Partito Democratico – quindi è sacrosanto che esprima opinioni, ma la sua libertà la deve proprio alla vittoria degli antifascisti. Se lei può esprimersi liberamente, talvolta anche con strafalcioni storici, e sono tanti (oltre a quello sull’Inps una volta disse che il saluto romano è un saluto futurista), lo deve all’antifascismo e a chi ha rischiato la propria vita. Lei ha un ruolo fondamentale nei confronti dei giovani perché ricopre un ruolo istituzionale e quindi deve essere da esempio nei confronti di chi rappresenta, e un assessore rappresenta tutti, non può rappresentare solo una parte. È assessore da 15 anni e lo sarà per i prossimi 5, questa infatti è la sua quarta legislatura. Stupisce quindi che Zaia non si dissoci mai. Ricordo che nel 2012 l’allora sindaco di Vicenza Achille Variati tolse le deleghe alla Mobilità al consigliere Claudio Cicero perché aveva un calendario di Mussolini in ufficio. Variati prese una posizione netta, cosa che Zaia non fa perché gli fa comodo lisciare il pelo anche a quella parte politica lì, anche se quello della Donazzan è un atteggiamento che poi nuoce a tutta la destra liberale e democratica“.
“Il valore della Storia, e soprattutto di ciò che deve essere patrimonio comune tra tutti i cittadini, è fondamentale per creare una coscienza condivisa – aggiunge Giacomo Possamai, capogruppo del Partito Democratico nel consiglio regionale veneto – . A maggior ragione dovrebbe esserlo tra i rappresentanti istituzionali e ancora di più per chi ha la delega all’Istruzione, con la responsabilità di seguire l’attività di educazione all’interno delle scuole della nostra Regione. Il fascismo è stata la pagina più buia della nostra Storia, interrotta solo dalla Liberazione: ci aspettiamo che lo riconosca anche l’assessore Donazzan”
Abbiamo provato poi provato a sentire anche esponenti di centrodestra, come per esempio l’equivalente della Donazzan per quanto riguarda la città di Vicenza, cioè l’assessore con deleghe in materia di istruzione, edilizia scolastica e rapporti con l’università Cristina Tolio, che però non ci ha risposto.
Il presidente del consiglio regionale veneto Roberto Ciambetti (Lega) ci ha invece detto di non voler prendere posizione sulle parole della Donazzan, così come il collega di partito Sergio Berlato, eurodeputato di FdI.
Tutti silenzi che vorremmo nascondano non tolleranza o, peggio, collusione con i rigurgiti neo fascisti ma almeno imbarazzo per la crescente ignoranza dei nostri rappresentanti politici, loro colleghi ben retribuiti per pagarsi almeno un po’ di ripetizioni, anche se solo a distanza.
L’unico esponente di centrodestra a risponderci è stato l’onorevole di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che, pur non entrando specificamente sulla questione culturale della “canta-politica” bassanese ci dice che “se facessimo un test di cultura generale credo che oltre metà dei parlamentari farebbero figuracce barbine“. Ma il deputato vicentino di lungo corso ci tiene a ribadire, anche, che non condivide la presa di posizione della Donazzan sul fascismo, ma aggiunge che “chi solleva questioni adesso forse non conosce la storia politica dell’assessore Donazzan. Ci sono decine di episodi sulla sua rivendicazione politica, non c’è nessuna novità. Non sono le mie idee, ma lei è assessore da più di 15 anni. Questa volta le sue parole hanno avuto maggior risalto a livello nazionale, ma del resto si sa che “La zanzara” è una trasmissione goliardica“.
Goliardica come la tentata insurrezione della folla guidata dallo sciamano davanti e dentro Campidoglio Usa?
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