Sta facendo molto discutere l’intervento dell’assessore veneto all’Istruzione Elena Donazzan alla trasmissione radiofonica ‘La zanzara’ su Radio24 in cui la da poco esponente di Fratelli d’Italia canta ‘Faccetta nera’. La lista di opposizione di Arturo Lorenzoni in consiglio regionale Veneto che Vogliamo è arrivata a chiederne le dimissioni, mentre l’eurodeputata del PD Alessandra Moretti chiede a Zaia di prendere le distanze dal suo gesto ritirandole le deleghe.
Tutte le critiche e le richieste di dimissioni si basano sulla contestazione dell’apologia di fascismo, che è un reato, ma c’è anche un altro elemento a nostro avviso molto grave, tanto più che stiamo parlando dell’assessore all’Istruzione e al Lavoro che si dichiara “appassionata di storia” ma che in realtà nell’elencare le cose buone di Mussolini commette una serie di errori storici da matita rossa: l’ignoranza abissale culmina in una fake sull’INPS, grande come una casa e spiegata diverse volte.
Qui riproponiamo l’elenco degli strafalcioni dell’assessore all’Istruzione e al Lavoro da noi segnalati e da lei commessi con di sottofondo il refrain del “Mussolini ha fatto anche cose buone” tra cui, dice errando la Donazzan quelle di seguito:
- l’IRI che, invece, è l’evoluzione del Consorzio Sovvenzioni del 1913
- l’INPS a cui Mussolini ha solo dato la denominazione attuale, in quanto è stato istituito nel 1898
- la retorica del milite ignoto che è un’idea del 1920 del generale Dohuet
- la costruzione dei grandi sacrari che è idea di alcuni generali dopo la Grande Guerra
Se l’unica rimembranza storica corretta dell’assessore all’Istruzione e al Lavoro è quella dell’Opera nazionale dell’infanzia e della maternità istituita effettivamente dal fascismo, un altro segno di matita rossa sule affermazioni fake di Donazzan è quello sull’Inail, come fa notare un lettore nel suo commento al nostro video con l’audio delle dichiarazioni della ex forzista ora approdata tra le braccia di Giorgia Meloni, che è, invece, nota per la sua cultura storica.
L’Inail infatti fu istituito nel 1883 prima su base volontaria e poi, nel 1898, obbligatoria. La funzione era la stessa dell’ente modificato nel 1933 dal fascismo, cambiava solo il nome. Come nel caso dell’Inps, ma anche delle bonifiche, dei sacrari militari e del culto del milite ignoto, si tratta di iniziative che non sono nate all’improvviso ma nascono e si evolvono nel tempo, come è normale in politica, e che, impostate anche dai governi precedenti, Mussolini ha semplicemente continuato o ha solo aggiornato come denominazione e non nella sostanza.
Oltre all’eventuale apologia del fascismo per l’esibizione canora fascista a cui si richiamano gli appelli degli oppositori anti fascisti nel silenzio più totale dei colleghi di Fratelli d’Italia di Donazzan e dei suoi alleati nella maggioranza di Zaia, non si sa se per adesione da silenzio assenso agli appelli o per collusione con l’assessore, siamo di fronte a un rappresentante delle istituzioni, con deleghe importantissime come quelle all’Istruzione e al Lavoro, che non approfondisce la storia, di cui pure si dichiara appassionata, e casca nei tranelli delle fake news come un qualunque studente ignorante e malato di social.
Non basterebbe questo per un sussulto di orgoglio, questo sì, dei fascisti Doc, della orgogliosa nipote del militare tutto d’un pezzo, che giurò a Mussolini: potrebbe stoicamente dimettersi e lasciare il suo assessorato a chi di Istruzione e Lavoro ne sa un po’ di più per tornare a scuola a studiare.
Per giunta la Donazzan non “perderebbe” neanche il posto (di lavoro?) e le annesse prebende visto che, in base alla nuova fantastica legge elettorale votata dalla regione prima delle ultime votazioni, dimettendosi tornerebbe Consigliere regionale…
Ecco, forse, l’unico dei colleghi e alleati che oggi si capisce perché non prenda posizione è Joe Formaggio, che, subentrato a Donazzan, sarebbe costretto a tornarsene ad Albettone.