Donazzan offende pubblicitario “sfigato” di Rosso per spot Diesel su trans che si fa suora. “Ma perché?”… Zaia le ha dato le pari opportunità?

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Elena Donazzan, non nuova ad appellativi poco consoni per un rappresentante delle istituzioni, si è lasciata andare a commenti del tipo “c’è il demonio dietro“, “pubblicitario fallito e sfigato“, “violenta e volgare“, “se non credi lascia stare” su uno spot pubblicitario con un transessuale che diventa suora, intitolato “Francesca” (video sopra, in due giorni ha già superato quota 44 mila visualizzazioni) e realizzato dalla Diesel dell’imprenditore vicentino Renzo Rosso, azienda internazionale simbolo dell’industria veneta.

Le parole che arrivano dall’assessore alle pari opportunità della Regione, oltre alle più note deleghe a istruzione, formazione e lavoro, contrastano col messaggio d’amore della Diesel che descrive quella di Francesca come “una storia di coraggio, identità ed espressione anche di fronte alle avversità, il viaggio di Francesca rappresenta la libertà di fare ciò che rende felici e di vivere la propria individualità“.

Ass. Elena Donazzan a scuola
Ass. Elena Donazzan a scuola

Un’uscita quella di Donazzan, con annesse polemiche, che porterà come spesso accade in questi casi un gran risalto alla discussione sui diritti Lgbt, in vista anche del Gay Pride 2020 anche se persone con una mentalità datata e spesso purtroppo offensiva, continueranno ad esistere.

Gli unici politici a indignarsi ufficialmente per le offese di Donazzan al pubblicitario dell’azienda di Rosso finora sono stati Corrado Cortese e Giorgio Pasetto del movimento politico +Europa Veneto, i quali in una nota lanciano anche una proposta: “sarebbe meglio invertire i ruoli, mandare cioè la Donazzan a un corso di marketing e comunicazione e affidare la responsabilità alle pari opportunità a Renzo Rosso, titolare di Diesel”.

Ma la domanda che rimane, la stessa ripetuta più volte dall’assessore nel suo proclama, è “ma perché?” Zaia le ha dato le pari opportunità?

Tanto più che se l’assessore può definire “di merda” un magrebino poi non concede la stessa opportunità a chi apostrofa lei, sia pure con un ragionamento ben più logico dietro, ma anzi lo denuncia… Chiedere per credere al nostro direttore.


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