Leggete questo articolo tratto da it.blastingnews.com:
Piacenza, donna 65enne muore sul lavoro: le mancavano pochi giorni alla pensione
Giuseppina Marcinnò è morta mentre era al lavoro in una cooperativa di Monticelli d’Ongina. É rimasta schiacciata da una pressa meccanica.
di Elleti (articolo) e Antonella D’Amico (video) – Aggiornato il 22 dicembre 2019 09:44
Una donna di sessantacinque anni ha perso la vita nel pomeriggio di sabato 21 dicembre mentre si trovava al lavoro in provincia di Piacenza. La donna, Giuseppina Marcinnò, era residente a Castelvetro Piacentino ed era una storica operaia di Copap, consorzio di produttori di aglio a Monticelli d’Ongina. E’ rimasta schiacciata da un macchinario ed è morta sul colpo.
Infortunio mortale sul lavoro nel piacentino, la dinamica
La sessantacinquenne a breve sarebbe dovuta andare in pensione e il 24 dicembre, giorno della Vigilia, avrebbe compiuto 66 anni.
Originaria di Caltagirone, nel catanese, abitava da tanti anni a Castelvetro con il marito (hanno due figlie). Così come da parecchio tempo, lavorava in quello stabilimento. Nel pomeriggio del 21 dicembre, a pochi minuti dalla fine del proprio turno di lavoro, era impegnata nella pulizia di un macchinario che viene utilizzato per la lavorazione dell’aglio. Stando ad una prima ricostruzione effettuata dai carabinieri della Compagnia di Fiorenzuola, sul posto con una pattuglia, l’operaia sarebbe scivolata su un nastro che conduce ad una pressa.
Quest’ultima ha schiacciato il suo corpo. Se si sia trattato di una disattenzione o di una fatalità dovranno accertarlo i militari dell’Arma, i quali appena giunti sul luogo dell’incidente hanno ascoltato i colleghi della donna, testimoni dell’accaduto. Sono stati loro ad allertare i soccorsi, forse attratti anche dalle grida di aiuto. una volta che l’hanno raggiunta per capire cosa fosse successo, l’hanno trovata esanime.
I sanitari del 118 giunti in forze da Cortemaggiore, Cremona e Parma con l’elicottero, hanno dovuto attendere l’intervento dei vigili del fuoco del comando Provinciale di Piacenza per estrarre il corpo della sessantacinquenne dal macchinario. Poi hanno potuto dare inizio alle manovre di rianimazione ma ogni tentativo è risultato essere vano: purtroppo è deceduta sul colpo, il medico si è visto costretto a constatarne il decesso e i mezzi di soccorso sono ripartiti vuoti.
Schiacciata da una pressa a Monticelli d’Ongina
Giuseppina Marcinnò era conosciuta molto nel suo paese anche come “Pinuccia”. Il grosso dispiegamento di mezzi nei pressi della cooperativa ha messo in preoccupazione i residenti della zona e i dipendenti che, in un sabato pomeriggio a ridosso delle festività, si trovavano a casa.
In molti si sono radunati di fronte ai cancelli dell’azienda e qui hanno appreso la brutta notizia che mai avrebbero voluto sentire. Incredulo anche Luca Quintavalla, il sindaco del paese in cui risiedeva la donna: “Una tragedia che ha colpito tutta la comunità”. Ora la salma si trova in obitorio a Piacenza, a disposizione del sostituto procuratore Ornella Chicca, che nei prossimi giorni potrebbe disporne l’autopsia.
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La strage continua. Non c’è nessuna tregua. Si legga bene nell’articolo quella frase “Se si sia trattato di una disattenzione o di una fatalità dovranno accertarlo i militari dell’Arma, i quali appena giunti sul luogo dell’incidente hanno ascoltato i colleghi della donna, testimoni dell’accaduto.”.
E’ emblematica di quello sul quale l’informazione “normale” insiste … gli infortuni sono dovuti sostanzialmente “al caso”. Il responsabile, in fin dei conti, è sempre e solo “la vittima” o “il fato”. Il fatto che una persona debba lavorare fino a oltre i 65 anni in evidenti condizioni di potenziale pericolo non né causa né importante. Si piange la perdita di una vita ma, in definitiva, la realtà è che non ci si può far niente. Nessuna colpa … solo disattenzione o fatalità. Nessuna alternativa, nessuna causa diversa.
Di fatto è diventato normale che si lavori fino alla vecchiaia. Anzi, bisogna farlo perché la vita si allunga e i soldi per le pensioni non sono sufficienti. A prescindere che per chi muore sul lavoro l’allungamento della vita resta solo una speranza, ci si chieda perché i soldi per dare il giusto compenso (e il meritato riposo) a chi ha lavorato una vita non dovrebbero esserci. Ci si chieda chi è che ha “rubato” i soldi dei cittadini. Sono stati i pensionati? O, forse, quei politicanti che non hanno mai lavorato e che hanno distratto (magari a detta loro essendone ignari) soldi pubblici per fini personali propri o della famiglia (politica) di appartenenza?
Ricordiamoci dei 49 milioni che la Lega dovrebbe ridare allo Stato … Anche formalmente sono lasciati in carico alla “vecchia lega”. Quella “nuova”, quella con “Salvini premier”, non ha più debiti. Continuerà a ricevere finanziamenti e quant’altro senza dover dare niente allo Stato, dal momento che il debito è della “lega vecchia” che ha le casse vuote. Alla faccia delle dichiarazioni di Salvini sul cambiamento della Lega non più “nord” ma “nazionale” per questioni di modernità. Nuova lega che ci regalerà un futuro radioso.
O, magari, i responsabili della mancanza delle risorse necessarie alle pensioni e ad avere un lavoro sicuro sono quelli che hanno ricevuto tangenti da costruttori e imprenditori vari? O gli imprenditori che hanno pagato le tangenti? O quegli amministratori e le mafie che hanno contrattato il voto di scambio?
Si abbia coscienza che i soldi per le pensioni ci sarebbero se, ad esempio, non si acquistassero gli F35 e se ritornassero a casa i militari impegnati nelle cosiddette “missioni di pace” in giro per il mondo.
E che i soldi per lavorare meno, tutti e in sicurezza si potrebbero avere con una patrimoniale seria e progressiva (anche una piccolissima percentuale) sulle grandi ricchezze. A partire, ad esempio, da quei pochi che possiedono ricchezze personali di decine e decine di miliardi (i primi 10 ricchi italiani hanno patrimoni complessivamente per oltre 100 miliardi …).
Ma in definitiva non si fa niente … non si può mettere in discussione il sistema capitalista. Sarebbe un’eresia.
Così è naturale che le lavoratrici e i lavoratori continuino a lavorare fino a un’età incompatibile con certi lavori. E’ naturale perché qualcuno ha deciso che i grandi patrimoni non si possono toccare e che è necessario continuare ad armarsi e “fare la guerra”. E, in caso di infortunio e morte sul lavoro o di malattia professionale, si versa qualche lacrima e si dà la colpa alla disattenzione delle vittime o al fato (forse è la divina provvidenza?).
In questa maniera nessuno dei colpevoli sarà mai responsabile di niente e il popolo, ridotto a folla, sarà indotto a “non pensare”.
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Giovanni Coviello