Donne detenute, in consiglio del Veneto passa emendamento Baldin (M5s): “Ma a Roma inaspriscono”

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Erika Baldin, capogruppo M5S Consiglio regionale del Veneto

Il Consiglio regionale ha recente approvato all’unanimità una mozione in tema di tutela dei figli delle donne detenute, presentato dalla consigliere regionale Erika Baldin del Movimento 5 Stelle. L’iniziativa è rivolta in particolar modo al diritto dei minori a non crescere in prigione.

La consigliera ha però sottolineato un comportamento ondivago del centrodestra: “Mentre a Roma la maggioranza di destra approva, nel disegno di legge 1660, l’inasprimento delle condizioni delle detenute madri, rendendo facoltativo anziché obbligatorio il rinvio dell’esecuzione della loro pena in carcere se il minore è neonato, il Consiglio regionale del Veneto ha votato all’unanimità la mozione da me promossa che impegna la Giunta di palazzo Balbi ad attivarsi con il governo affinché vengano modificate tali norme per le madri di bambini e bambine con meno di sei anni di età, sostituendo la contenzione in carcere con quella in case famiglia protette.

Un vero cortocircuito – aggiunge la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio Veneto – per il quale ringrazio tutti i gruppi politici in aula che, senza distinzione di colori, hanno compreso come disporre in maniera autonoma rispetto all’esecutivo nazionale in questa materia sia un fattore di civiltà giuridica, e soprattutto di umanità. Nella mozione, sottoscritta anche da altre ed altri esponenti delle minoranze (Veneto che Vogliamo, PD, Europa Verde, portavoce delle opposizioni), chiedo inoltre che venga redatto ogni anno un rapporto specifico riguardo la detenzione femminile in Italia, con particolare riferimento alle minorenni e alle madri, oltre a finanziare il reclutamento di ulteriori assistenti sociali con programmi tesi a evitare la recidiva.

Avevo depositato la mozione lo scorso marzo, quasi due mesi prima della visita del Papa al carcere femminile della Giudecca: una struttura che io stessa ho visitato ricavandone l’impressione di un luogo dove le donne ristrette apprendono un mestiere e lavorano, retribuite. Già questo le aiuta a reinserirsi nella società, senza più il rischio di delinquere. Invece, le norme sopravvenute in Parlamento vanno nella direzione opposta: comprendo la necessità di frenare il dilagare delle borseggiatrici, ma ciò non può accadere a scapito delle bambine e dei bambini, i cui diritti devono essere sempre e comunque tutelati. Soprattutto quello a non vivere i propri primi anni dentro una prigione”, ha concluso la consigliera Erika Baldin.