Dal movimento femminista degli anni 70? – scrive Patrizia Barbieri, consigliere comunale Lista Rucco – molte cose sono cambiate per le donne, in Italia e nel mondo. In un passato relativamente recente, però, alle donne sposate non era nemmeno consentito disporre del reddito proveniente dal proprio lavoro (il riferimento chiaramente è a quelle a cui era concessa la possibilità di lavorare fuori casa).
Mentre il lavoro femminile extradomestico è diventato, dopo anni di lotta, un presupposto del contesto socio-economico e culturale contemporaneo, la battaglia verso la parità di opportunità nedl mercato del lavoro non è ancora finita e la strada da percorrere sembra essere molto lunga. Se da un lato, però, c’è un contesto socio-economico che presuppone sempre di più la necessità di un doppio reddito per far fronte alle spese familiari, dall’altro spesso le donne non hanno la possibilità di conciliare lavoro e vita domestica.
Frequentemente, infatti, esse si ritrovano a dover scegliere tra la famiglia o la carriera, riscontrando difficoltà nella crescita professionale a causa delle problematiche relative alla gestione degli impegni domestici e di quelli lavorativi. È opportuno, allora, chiedersi quali sono i fattori che incidono su questi aspetti, ma anche cosa si può fare per superare gli elementi che ostacolano le pari opportunità relative al genere e anche perché le donne sono costrette a scegliere ancora tra il sogno di costruire una famiglia e il desiderio di fare
LA SOLUZIONE? DIMETTERSI DAL RUOLO DI MAMMA
Tanti impegni e poche agevolazioni per le donne che lavorano e intendono diventare mamme: questo è la scenario attuale.. le donne occupate abbandona il lavoro dopo la gravidanza le motivazioni alla base è “la difficoltà a conciliare il lavoro e le esigenze di cura dei figli. Entrando nel dettaglio, vengono individuate lr difficoltà, come “l’assenza di parenti di supporto“, “il mancato accoglimento al nido” e costi troppo elevati per la “assistenza del neonato (es. asili privati o baby sitter)“.
SITUAZIONE LAVORO FEMMINILE: CHI PUÒ (E DEVE) AGIRE IN QUESTA LOTTA?
Il ruolo preponderante della donna nel mercato di lavoro è ormai, finalmente, un dato più che scontato. Nonostante ciò, l’idea che la cura dei bambini debba diventare una responsabilità maggiormente condivisa non sempre risulta ovvia. Per responsabilità condivisa, comunque, si intende non solo la ripartizione dei compiti tra genitori e altri membri della propria famiglia ma anche il coinvolgimento di tanti altri soggetti, partendo dagli enti pubblici, organizzazioni non-profit e aziende.
UN BUON PUNTO DI PARTENZA: LA PROPRIA CASA
Sicuramente, promuovere il cambiamento partendo dal proprio nucleo familiare potrebbe essere un buon punto di partenza per trovare maggiore equilibrio: se la mentalità non cambia all’interno di ogni casa, come possiamo pretendere che ci sia un vero cambiamento al di fuori di essa?
Per la donna diventa un «gioco di destrezza continuo per determinare a cosa deve dedicare più attenzione in un determinato momento: ai figli o al lavoro. Deve per forza scendere a compromessi, non riuscirà a vedere i figli tanto quanto le piacerebbe e non passerà tanto tempo a lavoro come vorrebbe».
Diventa allora importante rivolgersi all’esterno negoziando con i diversi attori: marito, nonni, tate, capo, colleghi, collaboratori, amiche. La maggiore difficoltà è dovuta, quindi, alla mancanza di un confronto aperto con i vari attori del sistema. Il confronto, la comunicazione e la negoziazione rappresentano l’unica via per trovare punti di incontro verso una conciliazione migliore.
Le aziende hanno un ruolo fondamentale in quest’ottica. In effetti, dovrebbe partire anche dai datori di lavoro la preoccupazione di creare condizioni favorevoli affinché i dipendenti possano avere la serenità mentale che consenta loro di essere realmente produttivi. Questa condizione può realizzarsi se c’è la certezza che i propri figli siano in buone mani.
Maggior ausilio dovrebbe provenire, dalle istituzioni scolastiche: con tempi prolungati e orari più flessibili.
Spesso anche la mancanza di servizi sociali adeguati diventa un serio problema.
È possibile dunque trovare un equilibrio tra famiglia e lavoro?” in maniera monosillabica risulta impossibile, data la complessità dell’argomento. In effetti L’equilibrio non è raggiunto una volta per sempre, ma il balance è dinamico. Gli assetti che ogni donna organizza variano con il variare delle esigenze e del ciclo di vita, proprio e della famiglia.
La difficoltà delle mamme nel gestire carriera e vita domestica. è la somma di diversi fattori fanno sì che la cura dei figli sia ancora oggi maggiormente appannaggio delle donne che, nella coppia, sono quelle che più spesso sacrificano la propria carriera per la famiglia: «Gli uomini sono ancora socialmente portati a credere che il loro dovere familiare primario sia quello di sostenere economicamente la propria famiglia; mentre le donne sono portate a credere che il loro dovere primario sia quello di cura». Si può dedurre che il problema in questione, purtroppo globalmente diffuso, abbia radici di natura storico-culturale molto profonde.
È da affermare, dunque, che la lotta in questione deve innanzitutto partire da un importante cambio culturale e di mentalità che promuova, nel tempo, la riformulazione (e non solo) anche dei modelli di business, creando i meccanismi necessari per poter rispettare i diritti delle donne che, oltre a un lavoro e a una carriera, hanno anche il desiderio e il coraggio di diventare mamma.