Il campionato va avanti, anzi corre. Il Vicenza è costretto a guardare dallo spogliatoio e dall’infermeria. Questo difficile inizio non se l’aspettava nessuno in via Schio e l’impressione è che ci si sia trovati un po’ impreparati. Non tanto sotto il profilo sanitario, anche se il numero di contagi che si è registrato contemporaneamente nelle file biancorosse trova riscontri solo in un paio di altre squadre della Serie B. Qualche perplessità, piuttosto, l’hanno destata alcune scelte tecniche. Come quella di acquistare solo alla fine del calciomercato un paio di attaccanti che si sapeva benissimo che erano tutt’altro che pronti a scendere in campo. Oppure quella di non rinforzare il centrocampo se non sugli esterni, mettendo in tal modo a disposizione di Di Carlo, nei ruoli centrali, in tutto tre pedine sicure più un giovanissimo (Da Riva) che, verrà pure dal rinomato vivaio dell’Atalanta, ma l’esperienza da titolare proprio non ce l’ha. Una scommessa, insomma.
Ma, forse, l’imprevisto più vistoso è stato quello di stimare che la squadra che, l’anno scorso, era stata dominante fino due terzi del campionato di Lega Pro fosse in grado di ambientarsi e riproporsi fra i Cadetti magari non alla stessa altezza ma almeno nella parte sinistra della classifica. Credo che chi in società, profetizzando quale sarebbe stato il ruolo del Vicenza nel campionato 2020-2021, si è allargato fino a parlare di squadra ammazza grandi o addirittura di play off, si stia ora mangiando le mani e maledica il momento in cui ha rilasciato certe dichiarazioni. Fra l’altro inutili perché non erano certo motivate dalla speranza di vendere biglietti e abbonamenti, visto che si sapeva già che si sarebbe giocato per molti mesi con ingressi contingentati o a porte chiuse.
La Serie B e, in particolare, quella di questa stagione si sta invece rivelando di un livello ben più alto. Ovviamente, dopo sole otto giornate, è troppo presto per trovare distacchi e frazionamenti in classifica, ma certe gerarchie si stanno delineando e trovano già conferma molte previsioni del precampionato. L’unica eccezione, e si può parlarne come squadra rivelazione almeno della prima fase, è il Venezia che, in modo inatteso, è partito alla grande sotto la guida di un ex biancorosso, il valdagnese Paolo Zanetti. È una bella sorpresa il quarto posto dei neroverdi, alla pari (ma con una partita in più) di Salernitana e Chievo. L’Empoli, allenato da un altro giovane (Alessio Dionisi: ve lo ricordate appena due anni fa alla guida dell’Imolese in C?) sembra voler ripetere le gesta del Benevento dello scorso campionato. Il Lecce, dotato dei soldi omaggiati dall’antisportivo “paracadute” a tutte le retrocesse dalla Serie A, sta configurandosi a suon di gol come candidato alla promozione. La SPAL è in crescendo, e vorrei anche vedere con i giocatori che si ritrova. Anche il Chievo sembra una squadra da primi posti grazie ad una difesa formidabile, che ha incassato appena quattro gol in sette gare. E il Cittadella? Stagione dopo stagione si ripete quello che è giustamente definito un miracolo: una piccola società, con uno dei budget più modesti della categoria, riesce a collocarsi sempre in zona play off. E pensare che ha ceduto i due giocatori più forti dell’anno scorso: l’attaccante Davide Diaw e il portiere Alberto Paleari. Nelle zone nobili mancano ancora il Monza, partito in modo meno brillante rispetto alle aspettative ma fornito di una rosa tale che dovrebbe permettergli di scalare presto le posizioni, e la terza retrocessa, e il Brescia, che sembra ancora a caccia di identità. Vedremo presto quale potrà essere il ruolo di Salernitana e Frosinone, oggi al quinto e al settimo posto: la prima ha vinto a tavolino la partita che la Reggiana non ha potuto giocare a causa del virus e quindi le sono stati omaggiati tre dei suoi quattordici punti; la squadra allenata da Alessandro Nesta è in vistosa frenata, tant’è che ha perso due partite di fila (l’ultima in casa) e si parla di esonero del tecnico.
Tutto da decifrare il futuro delle altre dodici squadre in corsa. Fra le quali ci sono sia la Reggina, terza promossa dalla incompiuta C con Monza e LR Vicenza, che ha speso pochissimo nel calcio mercato, e la quasi omonima Reggiana, arrivata in B dai play off, assai penalizzata dai contagi.
In questa ancora lunga e nutrita seconda fascia si dovrebbe collocare il Vicenza. Deve però cercare di venir fuori al più presto e nel miglior modo possibile dalla sfortunatissima contingenza che sta attraversando. Avrà pure fatto i suoi errori la società di Renzo e Stefano Rosso ma è innegabile che una serie di scalogne come quelle che la hanno colpita negli ultimi tempi è davvero inaudita. Gli infortuni a medio-lungo termine di Ierardi e Pontisso e gli undici positivi al virus sono un handicap pesante nella gestione della preparazione e delle partite. Senza contare che c’è un calendario terribile che attende i biancorossi nei prossimi due mesi: sette partite in trasferta (fra cui quelle contro Empoli, Monza, Lecce e Cittadella) e sei al Menti. In dicembre, per di più, sono previsti anche quattro turni infrasettimanali: mercoledì 2 il recupero a Monza, martedì 15 il derby a Cittadella, sette giorni dopo in casa contro la Reggina, mercoledì 30 di nuovo al Menti ospite l’Entella. Ci sarà anche da giocare la gara con l’Empoli, spostata perchè il LR Vicenza ha speso il bonus Covid, che sarà recuperata probabilmente durante le due settimane di sosta in gennaio.
I primi di questi impegni, poi, non si sa proprio con quali giocatori saranno affrontati. Dipende dai tempi di negativizzazione e di ritorno alla forma campionato dei contagiati, ma non solo. Ci vorranno anche tutta la bravura e la esperienza di Mimmo Di Carlo per trovare le soluzioni tecniche e tattiche che mettano in grado la squadra di stare in campo in modo competitivo. E credo che questo sia il punto più difficile da affrontare con gli uomini contati e in condizioni tutt’altro che uniformi.
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