Avete presente l’orchestra del Titanic che in pieno naufragio, dopo la collisione della nave con un iceberg, continuò a suonare e lo fece fino all’ultimo nell’intento di contenere il più possibile il panico dei passeggeri? Ebbene, se ci passate l’immagine è un po’ quel che sta succedendo oggi, a un secolo di distanza, nel mare mosso del calcio italiano; dove il pericolo di colare a picco, per la bagnarola di Fifa e Lega sempre più allo sbando, è sotto gli occhi di tutti. Con la differenza che mentre i musicisti del Titanic non smisero mai di suonare per eroismo (morirono tutti e solo di tre venne recuperato il corpo), il carrozzone del pallone minaccia di sprofondare tra le sviolinate dei media che suonano a più non posso non per circoscrivere lo spavento, ma per distrarre dal pericolo dello schianto, per nasconderlo.
Per chi non lo sapesse, oggi 2 dicembre si giocano a Torino e a Milano due partite senza pallone che non avranno particolare seguito e non accenderanno liti e polemiche tra tifoserie; partite però delicatissime, entrambe spie del rovinoso malessere che mina la salute del calcio di casa nostra. A Torino si apre per i soci della Juventus la possibilità, valida fino al 18/12, di aderire o meno alla proposta di aumento di capitale di 300 milioni, il più alto mai disposto nella storia dei club di calcio, resosi necessario perchè – a dirlo è la stessa Juventus nel prospetto postato nel suo sito – solo nel penultimo trimestre, quello che va dal 30/6 al 30/9 2019, il club di Agnelli ha accumulato 110,4 milioni di debiti portando il suo indebitamento da 473,2 milioni a 585,2 milioni.
Il club, si legge, “presenta una situazione di tensione finanziaria non disponendo di capitale circolante sufficiente a far fronte al proprio fabbisogno finanziario complessivo” che nei prossimi 12 mesi è “stimato in 148 milioni”. L’ingaggio di Ronaldo si sta rivelando in questo senso un vero bagno di sangue cui hanno fatto seguito follie come l’acquisto di De Ligt (75 milioni all’Ajax, 11 a Raiola e 11 lordi al giocatore per 5 anni) e il ritorno di Higuain che tra ingaggio e ammortamento costa ogni anno 35,3 milioni. Detto che Exor, la cassa di famiglia, sottoscriverà la quota di sua pertinenza (63,77%) pari a 191,2 milioni, i dubbi che la quota residua (108,7 milioni) venga coperta dai soci di minoranza sono altissimi: la Juve si è infatti tutelata con un contratto di garanzia sottoscritto con quattro banche, tra cui Unicredit. Il prospetto dice papale papale che metà dell’aumento servirà per rimborsare debiti e far fronte a impegni già assunti. Tutto bene? Vedete un po’ voi.
Sempre oggi i venti presidenti dei club di serie A si scontreranno a Milano nella guerra per la vendita dei diritti-tv. Come più volte abbiamo avuto modo di scrivere, lo stato pietoso in cui versa il calcio italiano ha comportato, nell’ultima stagione, un crollo di audience pazzesco: -31% (per Business Insider sono spariti 1,15 milioni di abbonati). Un’emorragia drammatica e quasi mortale considerando che tra razzismo, brogli, arbitri telecomandati e squilibrio dei ricavi la serie A è diventata ormai una barzelletta. I piccoli club vogliono i soldi in più che offre Mediapro, Juventus & friends sono per lo status quo: Sky e narrazione da Istituto Luce, quella che ha contribuito a far scappare la gente a gambe levate. Auguri e figli maschi.
di Paolo Ziliani da Il Fatto Quotidiano