Pubblichiamo il primo Dossier elaborato dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole.
Gli interventi legislativi sulla scuola degli ultimi decenni, voluti da governi sia di centro-sinistra sia di centro-destra con una singolare unità di intenti, stanno progressivamente modificando la scuola italiana in nome di presunte esigenze economiche, gestionali, pedagogiche, strategiche, securitarie, militari ecc. A ben vedere queste iniziative e queste riforme cozzano con i principi dettati dalla Costituzione per quanto riguarda l’uguaglianza e gli ostacoli di ordine economico e sociale che la limitano (art. 3), la pace e la risoluzione dei conflitti internazionali (art 11), la libertà di opinione (art. 21), la libertà di insegnamento (art. 33).
Assistiamo a un rovesciamento del dettato costituzionale ai danni della scuola pubblica e
democratica, la quale per definizione non può e non deve mettersi al servizio di ideologie o
confessioni, ma deve rimanere luogo di trasmissione di cultura e fucina delle idee. Al contrario, da una trentina di anni la scuola è stata chiamata a far fronte a gravi, irrisolti squilibri economici che, a ben vedere, non competono all’istruzione pubblica la quale, secondo la Costituzione, deve essere rivolta alla formazione della consapevolezza critica e pluralista della cittadinanza.
Come già accadde nel ventennio fascista del secolo scorso – quando quel regime creò una scuola che formasse il militare non il cittadino – assistiamo oggi di volta in volta all’insinuarsi dall’alto di condizionamenti sulla didattica con il chiaro scopo di incidere sulla vita civile e sulle libertà costituzionali. In nome di una presunta “cultura di impresa”, la scuola viene resa funzionale alle esigenze di un mondo del lavoro che non brilla certo per giustizia sociale, con una lenta deriva dallo spirito dei principi costituzionali. Non solo, in nome di una “cultura della sicurezza” e una “cultura della difesa”, la scuola viene resa funzionale alle esigenze delle forze armate e dell’industria bellica.
Assistiamo, infatti, a partire dal 2014 a interventi interministeriali ben concertati, nella forma di protocolli di intesa che insistono sull’idea di “cultura della sicurezza” e di “cultura della difesa” di cui la scuola dovrebbe farsi promotrice. Nei fatti questa “promozione” avviene nelle forme di attività scolastiche o parascolastiche contro il bullismo, per la legalità, per l’orientamento e di alternanza scuola-lavoro. Sono gli anni della riforma scolastica cosiddetta Buona Scuola (legge n. 107 del 13 luglio 2015 di “riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”) la quale, tra l’altro, ha istituzionalizzato un numero abnorme di ore di alternanza scuola-lavoro (poi ridimensionato, ma ancora troppo alto, negli attuali PCTO). Soprattutto all’interno dei PCTO e del cosiddetto “orientamento” (cioè tutte quelle attività informative rivolte a studenti e studentesse per la scelta della loro carriera di studi secondari e universitari o per l’immissione nel mondo del lavoro – attività che inizia nella scuola media inferiore) si è dato corso alla direttiva sulla “cultura della difesa”….scarica qui Dossier Osservatorio