Dottoressa di San Pio X di Vicenza denuncia: un bossolo di proiettile nella cassetta della posta

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dottoressa vicenza proiettile
(foto dal web)

Una dottoressa di San Pio X a Vicenza ha denunciato di aver trovato un bossolo di proiettile nella sua cassetta della posta. Da quanto si apprende, non si tratta del primo episodio spiacevole nei riguardi della professionista, già in passato vittima di offese da parte di alcuni suoi pazienti.

Su quanto avvenuto indaga la questura di Vicenza, ma la mancanza di telecamere di videosorveglianza nella zona e il fatto che la cassetta postale sia in comune con un altro medico rende difficile formulare ipotesi precise.

L’episodio, tuttavia, non viene preso sottogamba, anche perché va a collocarsi in una serie di fatti di cronaca che, a Vicenza come altrove, riguardano il settore medico. In tal senso è sufficiente ricordare le recenti aggressioni avvenute a danno del personale sanitario nell’ospedale San Bortolo di Vicenza (leggi qui).

Le associazioni di categoria non perdono occasione per denunciare lo stato delle cose, tra carenze di personale e turni estenuanti, che finiscono anche per avere il loro peso nel generare aggressioni. Non mancano i casi, infatti, in cui le mancate e tempestive risposte a problemi di salute piccoli e grandi generino frustrazione nei pazienti e nei loro congiunti che, in alcuni casi, sfocia in violenza.

Come se non fosse sufficiente, vengono inoltre sottolineate dalle sigle di settore le conseguenze sugli organici sanitari, con i professionisti che sempre più guardano a impieghi all’estero per ottenere migliori remunerazioni, ma anche per lasciarsi alle spalle un clima di tensione sempre meno tollerabile.

Michele Valente, presidente dell’Ordine dei medici di Vicenza, al Corriere del Veneto ha infatti dichiarato: “I medici di famiglia stanno vivendo un profondo malessere. Ciò è dovuto al fatto che si trovano a fare un lavoro che non è quello per cui hanno studiato. Attualmente infatti i medici di base fanno i passacarte, sono oberati di pratiche burocratiche e il tempo per visitare ormai non esiste più. Inoltre, l’atteggiamento dei pazienti è cambiato, e nonostante si tenti di aiutarli spesso succedono episodi come quelli capitati alla giovane dottoressa di San Pio X. La conseguenza è la grande fuga dei medici, che preferiscono andare in Francia o in altri paesi, dove sono più tutelati. Quello che chiedo è un tavolo con la Regione e i vertici dell’Usl, affinché possano comprendere i veri problemi da risolvere: basta promesse sulla sanità migliore del mondo, offriamo ciò che è possibile fare con queste risorse”.

Sono molti i commenti da parte politica sulla situazione che, come ricorda il presidente dell’ordine dei medici vicentini, rischia di degenerare sotto diversi aspetti. In merito, ad esempio, si è espressa la senatrice vicentina del Terzo Polo, Daniela Sbrollini: “Apprendo con preoccupazione l’ultima denuncia del presidente dell’ordine dei medici di Vicenza. Gli episodi di intimidazione e di violenza che un medico vicentino ha denunciato sono l’ennesima dimostrazione del clima difficile e a volte impossibile in cui vivono gli operatori sanitari dentro e fuori dagli ospedali. Questa volta tocca ad un medico del territorio, che denuncia i ripetuti episodi di violenza che si sono verificati ai suoi danni”.

La vicepresidente della commissione Sanità aggiunge: “Che alcuni alcuni pazienti abbiano ripetutamente offeso e minacciato, anche di morte, la dottoressa rende evidente che non si tratta di un caso episodico, dettato da una peraltro ingiustificata situazione occasionale. Siamo di fronte ad un deprecabile atteggiamento di violenza che si sta diffondendo nella nostra società.

Tutta la mia solidarietà alla dottoressa. Il caso va enfatizzato per far capire quanto sia pericoloso questo atteggiamento di violenza nei confronti di operatori che svolgono il loro lavoro in situazioni difficili e con grande senso di responsabilità. Forse certi iter burocratici sono incomprensibili e generano sospetti nei pazienti. Ma le Forze dell’ordine devono attivarsi per interrompere questa spirale di violenza e garantire agli operatori sanitari le doverose protezioni”.