In questi giorni si possono leggere vari articoli che riportano la classifica dei 500 più ricchi del mondo secondo l’indice dei miliardari stilato da Bloomberg.
Tra questi compaiono 5 italiani (definiti, un po’ da tutti, “paperoni”).
I nomi e le cifre (in dollari) riportate da varie testate giornalistiche, sono:
Giovanni Ferrero, il patron della Nutella, possiede 32,9 miliardi;
Leonardo del Vecchio ha 20,4 miliardi;
Paolo Rocca, amministratore delegato del gruppo Techint, a sua volta proprietà della Tenaris (che produce tubi per le esplorazioni petrolifere) ha un patrimonio di poco superiore agli 8 miliardi;
Silvio Berlusconi, fondatore di Mediaset ha poco più di 7 miliardi;
Giorgio Armani possiede un patrimonio personale di 6,2 miliardi.
(NB: “poco più” e “di poco superiore” vogliono dire comunque centinaia di milioni)
Riassumendo, 5 italiani possiedono un patrimonio complessivo di circa 75 miliardi di dollari.
Poi ci si chiede come e dove trovare i soldi necessari per far “crescere” il nostro paese e fare star meglio chi vive del proprio lavoro?
Proponiamo due timide risposte:
Come? Con una tassa patrimoniale strutturale e progressiva sulle grandi ricchezze.
Dove? Là dove sono, ovvero da chi le possiede (le grandi ricchezze).
Infine, un’ultima domanda. Non sarebbe facile e logico (oltre che giusto) rispondere (e agire) così piuttosto che proporre la “flat tax” e rendere sempre più precario il lavoro, tagliare i servizi pubblici (sanità, istruzione, trasporti), colpire le pensioni, diminuire i salari … ?