Draghi-sindacati, Rifondazione Comunista: “nemico dei lavoratori”

134
Mario Draghi governo dimesso
Mario Draghi

Mario Draghi è sempre stato un nemico della classe lavoratrice e i fatti lo confermano. L’incontro governo- sindacati si è concluso con la totale chiusura di Draghi a qualsiasi proposta di riforma delle pensioni che non sia il ritorno alla legge Fornero. Scelta che Salvini, al di là del fumo ad uso dei media, ha già accettato discutendo solo dei tempi per chiudere l’eccezione di quota cento e ripristinare l’unica legge tuttora vigente – afferma in un comunicato il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.

Lo stesso vale per il Pd e i 5 stelle che da tempo hanno accettato una legge che fissa l’età pensionabile a 67 anni, spinge ad allungare la vita lavorativa, discrimina i redditi più bassi e precari, limitandosi alla richiesta di proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna che penalizza fortemente l’assegno pensionistico. Del resto il Pd non può smentire se stesso essendo tra i padri di questa Legge, avendola sostenuta nel governo Monti.
Muro di Draghi anche contro le richieste dei sindacati di entrare nel merito delle risorse disponibili per ammortizzatori sociali e fisco, del tutto insufficienti, specie le ultime e, a meno di modifiche in parlamento, destinate in gran parte alle aziende a discapito ancora una volta di lavoratori dipendenti e pensionati.
Non va meglio per il reddito di cittadinanza per il quale da una parte si stanziano risorse che ridurranno il numero degli attuali beneficiari, dall’altra si inaspriscono i requisiti e i vincoli per ottenerlo accentuando il carattere di strumento al servizio della precarizzazione del lavoro.
Con questa manovra di bilancio si conferma la linea neoliberista di Draghi che mentre accelera i tempi del ritorno all’austerità, continua a erogare risorse alle imprese e non investe sul lavoro, sul pubblico e sul sociale come sarebbe necessario, al di là degli aspetti morali, anche per far crescere i consumi e di conseguenza tutta l’economia.

Il governo cerca di dividere le generazioni mentre è evidente che il conflitto è di classe: rivendichiamo salari non da fame, fine della precarietà, reddito per tutte/i, diritto alla pensione.

Altroché patto sociale! L’unica strada per fermare le politiche di un governo nemico delle lavoratrici e dei lavoratori è l’avvio di una nuova grande stagione di lotte che unisca tutti i ceti popolari a partire dallo sciopero generale nazionale. La Cgil non faccia l’errore dei tempi di Monti, ma lanci la mobilitazione come nel 2003 per l’articolo 18.

Sabato 30 ottobre saremo in piazza a Roma, con i movimenti, contro il G20 e il governo dei padroni (concentramento ore 15 a Piramide).