Droghe, i danni del proibizionismo. François-Marie Arouet (Aduc): cannabis con oppioidi e crack con fentanil

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Droghe
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Uno dei tanti problemi del proibizionismo sulle droghe, leggere e pesanti, è che il mercato di riferimento è illegale: chi produce, traffica e vende ha come obiettivo il profitto, non offrire un servizio ai consumatori – si legge nella nota che pubblichiamo a firma dell’Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.

E anche se nel mercato illegale vige il principio “meglio un consumatore vivo che uno morto”, va da sé che precarietà del business e assenza di professionalità medica per produzione e confezionamento dei prodotti, oltre ad un mercato che va sfruttato finché “tira”… questo principio è marginale.

Il problema è noto alle autorità sanitarie che, latitante la politica che dovrebbe decidere su legalizzazione, si barcamenano per – quando lo fanno – cercare di ridurre il danno. Ogni tanto, specie nei raduni musicali giovanili o in alcuni luoghi per strada, si incontrano punti volanti di informazione in merito (quasi sempre di associazioni di volontari): quando la loro presenza non viene inibita da una qualche autorità, hanno però tutti i limiti di informazioni poco ufficiali su prodotti per niente ufficiali, e su cui la stessa ricerca sanitaria in merito soffre dello stigma legale vigente.

Il problema, per quanto se ne sa e fino ad oggi, si pone molto per le cosiddette droghe pesanti (metamfetamine, cocaina, eroina, crack, etc), ed è assente per la diffusissima cannabis.

Ma il mercato nero è business, senza limiti e “etica”. E’ noto che per uno spacciatore è più conveniente vendere un prodotto più costoso… e tutte le le droghe illegali che non sono cannabis costano più di quest’ultima, tra l’altro sempre più economica per la concorrenza dei produttori “fai da te”, magari in un armadio in casa. Per incentivare una vendita più profittevole, il metodo è di regalare una dose, una pasticca, come bonus a chi acquista erba, sì da fargli venire la voglia di uno sballo più forte e farlo diventare un potenziale futuro cliente. Ma questo funziona fino ad un certo punto, ché essendo la marijuana molto diffusa, c’è anche informazione, clandestina e non (1), sulle “bontà” del mercato dell’erba di per sé e vari accorgimenti

Ma occorre non sottovalutare i delinquenti che gestiscono il mercato nero: sono quanto di più poliedrico, mutevole e innovatore si possa immaginare. Il denaro non puzza per definizione, figuriamoci quando non ci sono regole…

A seguire riportiamo cosa accade a Montréal/Canada. Non crogioliamoci sul fatto che il Canada è lontano. La lontananza non vuol dire nulla nei mercati di questo millennio, figuriamoci per un mercato che è basato sull’illegalità e che, per questo, conosce versatilità ed economicità maggiore di quelli legali. Sul fatto che poi ciò si manifesta in Canada dove la cannabis ricreativa è legale da alcuni anni, ci deve far temere di più: se accade lì dove per i consumatori le alternative al mercato nero ci sono, figuriamoci cosa potrebbe accadere dove i consumatori hanno solo il mercato illegale…

Ecco i fatti dal Journal du Québec del 08/05/2022:

Cannabis contaminata da oppioidi e in grado di causare la morte circolerebbe nel mercato nero di Montreal. Secondo la Direction régionale de santé publique de Montréal (DRSP), una persona ha mostrato segni e sintomi di overdose da oppiacei con arresto respiratorio, e in ospedale è stato trattato con diverse dosi di naloxone. “È possibile che la cannabis di strada in circolazione sia contaminata da oppioidi. Associati ad alti rischi di morte, soprattutto tra consumatori ignari di cosa assumono”, ha detto il DRSP, che ha avviato un’indagine. “Si corre sempre un rischio quando si acquista su un mercato illegale. Non posso fidarmi del mio spacciatore, che non sa più di me cosa c’è nella sostanza che sto comprando”, dice la direttrice generale del Quebec Center for Addictions, Anne Elizabeth Lapointe.

Si tratta di un caso eccezionale, aggiunge il professore di Disadattamento psicosociale e tossicodipendenza all’Università di Montreal Jean-Sébastien Fallu. “È molto ben documentato che c’è contaminazione, non con oppioidi, ma ad esempio con muffe, fertilizzanti chimici in grandi quantità, metalli pesanti, insetticidi”. Tuttavia, secondo il Quebec Cannabis Survey del 2021, la percentuale di consumatori che acquistano cannabis da un fornitore illegale è scesa dal 32% nel 2018 all’11% lo scorso anno.

A fine di aprile, la sanità pubblica di Montreal ha avvertito che il fentanil potrebbe essere trovato nel crack. Più recentemente, il quotidiano “Le Journal” ha riferito che da alcune settimane nella metropoli del Quebec circolava la cocaina tagliata con i catinoni, detti anche “sali da bagno”. Questo ci ricorda l’importanza di regolamentare meglio queste sostanze legalizzandole e garantendo un approvvigionamento più sicuro, insiste Fallu. Per Anne Elizabeth Lapointe devono essere disponibili più strumenti per testare le droghe prima di consumarle.

1 – tollerata fino a che qualcuno non fa denunce e cominciano sequestri di pubblicazioni o chiusure di negozi di presunti spacciatori che, quasi sempre, non lo sono e vengono riaperti perché vendono la legale cannabis cosiddetta light.

François-Marie Arouet – Aduc