Droghe, Talebani e non solo. Aduc: Come combatterli cambiando le loro e le nostre economie

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“Due al prezzo di uno. Con un sola iniziativa si potrebbe combattere il flagello del narcotraffico e ridimensionare il fenomeno Talebani in Afghanistan e non solo” afferma nel comunicato che pubblichiamo Vincenzo Donvito, presidente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr).

L’iniziativa è la legalizzazione delle droghe oggi illegali (nel caso dei Talebani essenzialmente oppio e, marginalmente, hashish): nei Paesi consumatori per eccellenza la legalità stroncherebbe malavita e problemi socio-economici e politici connessi, in Afghanistan non avrebbero più un centesimo per comprarsi un proiettile.

Non è una novità che i Talebani si sono sempre finanziati con il narcotraffico, divenendo anche loro narcotrafficanti in prima persona (1). E quando fanno proclami di voler combattere l’oppio (2), tutti sanno che se dovessero far fede a questo proposito, il loro Paese esploderebbe per la disoccupazione, e non lo faranno. Proprio come ha fatto la Nato in questi ultimi 20 anni di missione, giustificandosi che loro non erano lì per combattere l’oppio. Entrambi – Nato e Talebani – hanno basato e basano la loro politica su una bugia devastante: non hanno un piano di rinascita economica se non continuando a chiudere gli occhi su produzione e traffico di oppio. Visti i risultati della Nato… qualcuno crede che possa andare diversamente col regime talebano?

La legalizzazione non sarebbe come schioccare le dita, ma l’inizio di un percorso. Se i talebani, come dicono, vogliono far prosperare il proprio Paese dovranno darsi da fare, e i loro amministrati dovrebbero verificare le loro capacità e non solo, come hanno fatto nei giorni scorsi, prendere atto del cambio di padrone per continuare ad essere il forziere mondiale dell’oppio illegale.

Agli esperti di geopolitica e di politica internazionale lasciamo le analisi dei rapporti di un Afghanistan senza-oppio con, per esempio, Cina, Iran e Pakistan. Con un dato certo: nessuno, tra aiutati e investitori, potrà partire dalla base certa di un’occupazione garantita dal narcotraffico.

Quasi sempre le soluzioni semplici sono alla base dell’ordine mondiale. Nel nostro caso, la “semplicità della legalizzazione” dovrà essere decisa soprattutto in Paesi come gli Usa e i suoi alleati, tutti consumatori per eccellenza dell’attuale merce afghana.

Non si può escludere che, guardandosi negli occhi e nelle tasche, questo possa essere l’inizio di un nuovo ordine mondiale: la ricaduta di una legalizzazione non riguarderebbe solo l’Afghanistan ma tanti altri Paesi produttori ed esportatori come Messico, Colombia, Bolivia, Perù, Triangolo d’oro thailandese, Marocco, Albania, Libano, Olanda… solo per citare i primi Paesi produttori che ci vengono in mente… e relativo smantellamento delle mafie (a partire da quelle messicane ed italiane) che instradano le merci prodotte anche dai contadini afghani.

E’ una scommessa, certo, ma l’alternativa quale sarebbe?

1 – https://www.aduc.it/articolo/talebani+sono+nuovi+narcos+eroina+miliardi_33066.php

2 – nella prima conferenza stampa in cui si sono presentati al mondo dopo la riconquista del potere in Afghanistan

Vincenzo Donvito, Aduc