Che i colori possano avere un impatto emotivo su chi li percepisce è un’evidente verità. Il problema è: quale colore e quale impatto? All’inizio del secolo una strana e per certi versi improbabile ‘moda’ ha preso piede nelle carceri, prima in Nord America e poi in Europa: quella di dipingere di rosa le celle. È difficile trovare dati precisi sul fenomeno, ma emerge che nel 2014 una cella su cinque negli istituti di pena e nelle stazioni di polizia della Svizzera risultava essere di colore rosa.
L’abitudine di dipingere le celle in quella maniera è ancora più fortemente radicata negli Stati Uniti, dove la precisa tonalità – piuttosto accesa – del colore è nota colloquialmente come “drunk tank pink”. Il “drunk tank” è, nel gergo dei poliziotti americani, la cella dedicata alla detenzione degli ubriachi che devono farsi passare la sbornia. Il nome formale è invece “Baker-Miller Pink”.
Ad ogni modo, la pratica di utilizzare le celle rosa per far calmare i detenuti fuori di testa nasce da una ricerca fatta negli Anni Settanta che suggeriva come la presenza del colore potesse avere un effetto ‘tranquillizzante’ sulle persone agitate. Ci sono voluti oltre vent’anni perché la scoperta venisse applicata negli istituti di pena – forse in quanto i loro direttori non sono sempre portati a leggere le riviste scientifiche…
La cosa interessante è però che, tentando dopo oltre tre decenni di replicare gli studi originali, non si è più riusciti a confermare i risultati iniziali. A occhio e croce, ci vorranno altri venti-trent’anni prima che le celle tornino al primitivo grigio sporco.
(James Douglas Hansen su Notadesign.nt del 06/09/2022)
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