Sembra incredibile che luoghi, in fondo, anche poco estesi e non troppo conosciuti siano alla base della ricchezza della biodiversità di un intero continente: è quello che succede con la duna litoranea di Capratica, che domina la spiaggia locale ed è recentemente rientrata in un progetto di tutela.
Le spiagge laziali sono naturalmente caratterizzate da questa morfologia dunale a macchia mediterranea che le rendono uniche nel loro genere: se, da un lato, in alcuni casi si è fatto tabula rasa di questi piccoli rilievi (com’è avvenuto a Scauri), dall’altro c’è stato chi ha saputo far ruotare intorno a questa peculiarità il proprio turismo, evitando di deturpare l’ambiente e, al contempo, giovandone economicamente e in awareness (come ha fatto Sabaudia).
Zona Speciale di Conservazione – La Duna di Capratica, ricadente in parte nel comune di Sperlonga ed in parte in quello di Fondi, individua un tratto di litorale sabbioso lungo circa 2500 metri e classificato come ZSC (Zona Speciale di Conservazione).
Le ZSC, insieme alle ZPS (Zone di Protezione Speciale), rappresentano una sottoclasse dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) della Rete Natura 2000, strumento della politica dell’UE per la conservazione della biodiversità. Si tratta di una tutela un po’ più soft delle altre: riconosciuta la rilevanza della flora e della fauna presenti (in termini di rarità o di minaccia), le aree inserite nella rete diventano parte di un programma di cura e attenzione che, allo stesso tempo, tiene “conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali“, affidando anche ad eventuali privati il compito di una gestione sostenibile.
Il circondario della spiaggia di Capratica è stato proposto tra i nuovi siti meritevoli di tutela nel 2010: in un documento che esplorava proprio l’ambiente dunale costiero laziale, l’ARP (Agenzia Regionale Parchi) suggeriva l’integrazione nei territori tutelati dall’Ente Parco Riviera d’Ulisse (nel quale rientra dal 2019) guardando all’elevata ricchezza di specie floristiche autoctone e al forte grado di naturalità locale garantito dai pochi edifici presenti. Le criticità contestate, invece, riguardavano i percorsi pedonali, il campeggio in pineta e gli edifici legati al turismo balneare che, in molti tratti, interrompevano la continuità della copertura vegetale.
Questo cordone dunale costiero, infatti, è compreso tra la foce del canale Pedemontano, a ridosso del quale sorge la citata pineta, e la foce del canale che collega Lago Lungo al mare (arrivando praticamente fino al molo), confinando dal lato dell’entroterra con alcuni terreni agricoli. Il suo intero perimetro, fino al passaggio di gestione, rientrava nei SIC ma non confluiva in alcuna sezione tutelata.
È stato un passo importante, mirando al lungo periodo, per continuare a garantire quell’equilibrio dinamico che territori complessi e delicati come quelli costieri necessitano; il rischio era rappresentato, più che altro, dalle stagioni balneari e dall’affollamento estivo. In questo modo, si è potuto intervenire in maniera fattiva e pratica sulla conservazione e gestione delle specie di fauna e flora di interesse comunitario presenti e della biodiversità in generale, mantenendo o anche ripristinando i relativi naturali equilibri biologici.
Atmosfera selvaggia – Capratica è molto frequentata da turisti e residenti per i suoi scenari selvaggi e sabbiosi: due chilometri di spiaggia libera “disturbati” soltanto da un unico chiosco. Un’esposizione e una riservatezza naturale che la rendono perfetta per gli amanti del relax, del green duro e degli sport acquatici.