È il caldo a uccidere… i lavoratori?

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Morti sul lavoro... dimenticati

Il titolo della notizia di ieri, 1° agosto, è “Due operai morti a Pordenone e Bologna dopo ore di lavoro sotto il sole: avevano 35 e 53 anni” (fanpage.it).

È ormai una “normale fatalità”.

Non ci si fa più caso. L’assassino è il calore, qualcosa di imponderabile. In qualche titolo si scrive, infatti, di “Caldo killer in Friuli, operaio muore dopo aver lavorato per ore sotto al sole”.

No, non ci sto. Non possiamo credere che sia il caldo il vero assassino. A uccidere è il sistema che impone condizioni di lavoro insopportabili. Un insieme di cose, le retribuzioni insufficienti, i ricatti occupazionali, la paura di restare senza lavoro …

Ma quando riusciremo a rendercene conto? Quante centinaia di vite di lavoratrici e lavoratori dovremo ancora piangere per avere coscienza che queste non sono morti per tragiche fatalità ma per condizioni insostenibili che persone (non macchine o cose) vengono, volenti o nolenti, costrette ad accettare?

Si muore per infortunio, si muore per malattia. Si muore per malore dopo ore di lavoro in condizioni insostenibili. Il risultato è sempre lo stesso. Si muore.

Vi sembra un sistema umano? Vi sembra logico? Non si può pensare che, forse, qualcosa non funziona in questo modello di sviluppo che ci fanno credere l’unico possibile? E non si potrebbe pensare che qualcosa d’altro si possa realizzare? Che so, magari un sistema che mette al primo posto la vita stessa dei lavoratori e non il profitto di “lorpadroni”?

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.