È morto oggi Gianluca Vialli, calciatore italiano tra i più rappresentativi, all’età di 58 anni e al termine di un periodo di malattia. Lascia la moglie Cathryn, sposata nel 2003, e due figlie: Olivia e Sofia.
Gianluca Vialli è morto a Londra, dove era ricoverato a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni, già da tempo minate da un cancro al pancreas contro il quale combatteva dal 2018.
Nel giro di poco tempo, è il terzo grande campione calcistico che lascia il mondo terreno, dopo la morte di Sinisa Mihajlovic e di Pelé.
Gianluca Vialli, in carriera, ha giocato nel ruolo di attaccante con le maglie di Cremonese, Samp, Juventus e Chelsea oltre che con quella della nazionale italiana (bronzo a Italia 90). Per alcuni anni è stato inoltre allenatore in Inghilterra (Chelsea e Watford), poi dirigente proprio della Nazionale italiana, fianco a fianco con il ct Roberto Mancini, ovvero l’altra metà dei “Gemelli del gol”, con la quale i due vennero etichettati negli anni della loro militanza a Genova, sponda blucerchiata.
Questo il suo palmares: due scudetti (Samp e Juve), una Champions League (Juve 1995-96), una Supercoppa Uefa (Chelsea 1998), una Coppa Uefa (Juve 1992-93), due Coppa delle Coppe (Samp 1989-90 e Chelsea 1997-98), una Coppa d’Inghilterra (Chelsea 1996-97), 4 Coppe Italia (Juve e 3 con la Samp), 1 Coppa dei Lega inglese e 2 Supercoppe italiane. Da allenatore alla guida del Chelsea ha vinto anche una Coppa d’Inghilterra e un Charity Shield.
Il 14 dicembre scorso, era stato costretto a sospendere i suoi impegni da capo delegazione della Nazionale azzurra per concentrarsi sulla sua battaglia contro il male. Vialli aveva annunciato di essere malato in un’intervista al Corriere della Sera il 25 novembre 2018.
Con Gianluca Vialli il mondo del calcio perde una leggenda: soprattutto per gli appartenenti alla generazione di tifosi, al di là del credo calcistico di ognuno, che lo ha visto calcare i campi da gioco.
Eppure, molti assoceranno il suo nome a un successo più recente: la vittoria degli europei del 2020, disputati l’anno successivo causa Covid.