È morto Pietro Marzotto: scusatemi ma non riesco a commuovermi

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È morto Pietro Marzotto e, di fronte a eventi drammatici, si tende sempre a esprimere “sentite condoglianze” e commuoversi. Scusate, ma non ci riesco. E non per colpa di Pietro Marzotto e per il suo “essere padrone”. Per il suo “essere dall’altra parte della barricata” rispetto alla mia “scelta di vita”. Anche per un avversario si può avere pietas. No. La questione è più profonda. Pietro Marzotto è morto e, adesso, tutta l’informazione ne darà notizia. Si leggeranno necrologi di personaggi importanti e famosi, italiani e non solo.
Ci saranno le lacrime (non si sa quanto vere) del gotha dell’industria, dell’economia e della finanza. Si scriverà di quanto Pietro Marzotto fosse “illuminato”, buono, grande imprenditore. Si scriverà di quando si espresse contro Berlusconi e si farà capire di quanto fosse “democratico” e “vicino alla gente”. Sarà, per quanto si scriverà e si leggerà, una grave perdita.

Scusatemi, ma io non riesco a commuovermi. Vedete, il ricordo va ai morti della Marlane Marzotto che sono stati (e sono) dimenticati. Morti inesistenti, cancellati da una sentenza che ha assolto tutti, compreso il conte Pietro Marzotto. Di fronte all’indifferenza che c’è stata in decenni rispetto a chi moriva negli stabilimenti che erano di proprietà della Marzotto (e non mi riferisco solamente alla Marlane) io non riesco ad essere indifferente. Di fronte alle dichiarazioni del “conte” Pietro Marzotto che si dichiarava “disgustato” di come era stato trattato durante il primo processo Marlane Marzotto non riesco a restare indifferente. Di fronte alla mancanza di qualsiasi sentimento e, neppure, di un labile ricordo (questo traspariva dalle sue dichiarazioni) per gli oltre cento lavoratori morti a Praia a Mare, io non riesco a rimanere indifferente. E, anche per questo, non verserò una lacrima per la morte di Pietro Marzotto.

Vedete, non è odio o invidia di classe. Semplicemente io sono offeso dalla mancanza di giustizia per i morti della Marlane. Sono offeso dal fatto che che non si è “riusciti” a individuare nessun responsabile per la morte di decine di lavoratrici e lavoratori. Non sono disgustato, no. Sono offeso dal fatto che i maggiori organi di informazione nazionali parlano delle questioni relative alla Marzotto solo quando le notizie sono “positive”, rassicuranti e oscurano le altre. Non sono disgustato, sono offeso dal fatto che non ci sia (e non ci sarà) trattamento neppure paragonabile tra la morte del “conte” Pietro Marzotto e quella di chi è morto di cancro alla Marlane o di mesotelioma negli stabilimenti vicentini della Marzotto. Eppure tutti sono “persone” che dovrebbero avere gli stessi diritti. Anche il diritto al ricordo. Ma così non è. Pietro Marzotto era ricco e famoso. Chi è morto alla Marlane (e non solo) era “soltanto” un lavoratore, magari “ignorante”, certamente più povero del “conte”.

Ecco perché non posso essere indifferente di fronte alla morte di Pietro Marzotto e perché non riesco a commuovermi o a sentirne l’assenza.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.