Ancora una volta la cronaca ci risveglia con una tragica notizia! Ancora una volta un adolescente muore di bullismo, anzi di cyberbullismo, ancora più pericoloso. La tecnologia, che oggi tanto riempie di orgoglio per le grandi potenzialità, ha un lato oscuro. Oggi il bullo può perseguitare le vittime anche nell’intimità del suo domicilio, dove dovrebbe sentirsi più protetto, con invio continuo e indesiderato di messaggi, immagini e video offensivi.
Un fenomeno dilagante, e apparentemente inspiegabile.
Le cause all’origine di questi comportamenti sono tante, riconducibili a fattori individuali o dinamiche di gruppo, che vanno dal temperamento personale ai modelli familiari, dagli stereotipi imposti dai mass media all’educazione ricevuta in famiglia, dai messaggi veicolati attraverso le istituzioni scolastiche all’ambiente sociale.
Certo è che il bullismo non ha solo natura psicologica ma rivela sempre più un’origine ‘culturale’.
La violenza, tutta, in ogni declinazione, va assolutamente contrastata e condannata. Sempre. Senza se o ma.
In tale ottica, crediamo che l‘arma di contrasto più potente sia l’educazione alla legalità, al rispetto, alla valorizzazione delle “diversità”, alla tutela della vita e della persona, alla bellezza.
Indispensabile l’opera sinergica di famiglie, Istituzioni e dell’intera rete sociale, affinché si possa marginalizzare quella sensazione di solitudine in cui i ragazzi versano e che cercano di far comprendere agli adulti con parole e comportamenti, in maniera talora scomposta e inappropriata.
Il Dipartimento Famiglia e Pari opportunità e i Giovani di Meritocrazia Italia chiedono con fermezza di:
– intensificare percorsi di inclusione e sensibilizzazione nelle Scuole di ogni ordine e grado, con particolare attenzione ai territori in cui si avvertono maggiormente situazioni di disagio sociale;
– istituire corsi di formazione all’utilizzo delle tecnologie digitali per gli alunni;
– organizzare laboratori artistici nelle scuole e dedicare più tempo alle esperienze culturali anche attraverso viaggi ed esperienze comuni che favoriscano l’integrazione dei gruppi di ragazzi;
– introdurre lo psicologo come figura fissa in ogni scuola, una figura alla quale gli alunni possano far riferimento per supporto con centri di ascolto;
– diffondere maggiormente le informazioni sui territori circa la presenza di consultori familiari e centri di ascolto;
– prevedere incontri più frequenti con le forze dell’ordine preposte al controllo del web che riportino casi concreti;
– stabilire campagne di comunicazione diffuse sui social per porre in guardia dai pericoli.
La responsabilità è grande. Il compito è difficile. ;a è ciò di cui l’Umanità ha più bisogno!
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Fonte: EDUCARE ALLA BELLEZZA PER DIRE ‘NO ALLA VIOLENZA’ – BOLLETTINO 06.09.22