Si dice che un battito d’ali di una farfalla può diventare uragano. Possiamo sentirci piccole monadi, immobili e di passaggio, o possiamo essere condizionamento, inarrestabili, impronta perpetua. Tutto quello che faremo e che non faremo condizionerà il futuro, che lo vogliamo o no, dobbiamo chiederci come, quanto, a quale prezzo e con quale effetto.
Ma il motore, è uno, uno soltanto, la passione, l’interesse, la curiosità, la sfida di averne un pó di più, di saperne un pó di più.
Il pilastro su cui si edifica la persona, ma oggi non c’è cemento armato che tenga!
Sforzi e Sfide possono attendere, non c’è alcun traguardo da tagliare, nessuna urgenza da soddisfare, tutto può attendere.
Questa è la nostra rinuncia!
Viviamo sperando di essere infiniti, un “domani” per le nostre aspettative, e consumiamo ogni risorsa, affinché esista solo “oggi”.
Una contraddizione in termini.
Nel 2022 viviamo la piaga dei fenomeni migratori, di persone che fuggono dalla guerra, dalla fame e dagli stenti, e di Paesi che “ricevono” ma non sanno nè possono “accogliere”, dove non c’è integrazione ma dilaga paura, xenofobia, criminalità, dove il malessere moltiplica e come onda ingloba più spazio, più persone, divora il futuro e distrugge speranze e valori.
Pensiamo che sia un problema di oggi, ma è così davvero?
Quando nel 2011, la Libia veniva demolita con le forze Nato sotto comando Usa, non c’era alcuna pianificazione del “the day after”.
Ancora oggi ci sono fughe di notizie, corrispondenze mai svelate, lo scopo nascosto sotto la copertina umanitaria, bloccare il piano di Gheddafi, fondare l’Unione Africana, contrapporla al dollaro americano, rafforzarsi, emanciparsi economicamente.
Quella scelta oggi si riflette in corridoi di persone che cercano la libertà e nel tragitto – troppo spesso – trovano la morte.
Già nel 2011 furono più di 62.000 i migranti, numeri che negli anni sarebbero solo cresciuti, e che oggi costringono a scelte di sopravvivenza, anche di chi riceve, che vive in emergenza, schiacciato dal Regolamento di Dublino.
Qualcosa allora poteva sembrare solo un battito d’ali, oggi sappiamo che era un uragano.
Lo sappiamo perché ci ha travolto!
Prendiamo coscienza che non c’è futuro senza programmazione.
Che il passato parla con quello che verrà, costantemente, e che oggi serve a noi per essere proprio quel vento che gonfia le vele e cambia la direzione.
Meritocrazia nasce per questo, perché né la timidezza, né la paura potranno aiutarci, solo le idee e i progetti possono salvarci, e questi non si fanno in silenzio, né guardando, dobbiamo esserci fattivamente, concretamente, ogni singolo giorno, parlare con gli altri, spronare le persone a venire fuori, togliere la testa dalla virtual zone, prendere atto della vita di facciata che viviamo, riprendere confidenza col vero benessere che non ha nulla a che fare con barche, macchine, vestiti, palazzi.
Ritrovarci nelle distanze della pandemia, riscoprire che quello che eravamo, le schiere di persone che nel ‘46 ci hanno dato la Democrazia, vivono ancora dentro di noi.
Sono quello che siamo stati, e tutto quello che potremo essere.
Avremmo potuto essere battito d’ali, o uragano, abbiamo scelto il vento, costante, dinamico, fonte di energia pulita, che puó cambiare la direzione senza distruzione.
Grazie MI, sei ispirazione continua, l’orecchio ascolta e il pensiero viaggia, pensi cose che non credevi di sapere. E capisci che i limiti sono solo quelli che ci convinciamo di avere, da allora io vedo solo orizzonti.