Elena Donazzan dopo Galan corteggia Meloni: il suo “inventore” tradito Sergio Berlato imbraccia il fucile

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Giorgia Meloni (Fdi) con Elena Donazzan o con Sergio Berlato?
Giorgia Meloni (Fdi) con Elena Donazzan o con Sergio Berlato?
Dopo la visita all’impresa veneziana Scl con l’on. Giorgia Meloni l’assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan (ex an ed ex Forza Italia) ha annunciato il suo sostegno alle europee per Fratelli d’Italia: «Ho deciso di sostenere e far votare Fratelli d’Italia alle prossime elezioni europee perché é un partito inclusivo, con liste competitive composte da persone che provengono da esperienze importanti e che possono essere rappresentative delle battaglie sui temi economici che il partito sta ponendo da tempo ad ogni livello»“.
Inizia così un’Ansa odierna al cui arrivo ci segnalano i brividi che hanno percorso le membra di chi, Sergio Berlato, da tempo la combatte, che del lancio del partito in Veneto è assoluto protagonista fin dalla sua formazione, che è il suo capogruppo in Regione nonché candidato a tornare nel Parlamento europeo alle elezioni del 26 maggio.
Da qui, nonostante il suo notevole bacino di voti, lo aveva allontanato nel 2014 proprio ll Pdl, in cui allora militava e che lo aveva “bannato” dal rinnovo della candidatura proprio per la sua lotta non solo politica ma anche giudiziaria contro il malaffare in Veneto imperniato intorno al poi condannato Giancarlo Galan, il “doge” per il quale gli aveva girato le spalle la politica da lui “inventata” e che da allora lui apostrofa, nei momenti più sereni, come “vergine di Pove!.
Deve, quindi, essere trasalito Berlato quando ha letto il seguito del lancio sull’endorsement di Donazzan: «Conosco Giorgia Meloni da molto tempo: già nel 2012, quando si provava a parlare di primarie nel Popolo della Libertà, ero stata promotrice di una raccolta firme a sostegno della campagna “Meloni Presidente”. Ma questa rinnovata vicinanza trova ragioni ben più profonde e articolate; è, innanzitutto, una necessità di prospettiva, perché dopo il 26 maggio l’Italia resta, e con essa i problemi irrisolti per i quali i cittadini stanno chiedendo risposte concrete alla
politica».
Ovvio che non le passi per la mente, questo sarebbe il senso di quanto Berlato avrebbe confidato ai suoi collaboratori più vicini, che la sua presenza pluridecennale ai vertici regionali, prima con Galan e poi con Zaia, la dovrebbe spingere a chiedersi se parte di quei problemi irrisolti non siano ascrivibili anche a lei.
Anche Sergio Berlato, potrebbe dire la nostra pignorante (per carità con la p… iniziale sennò dopo il blocco dei conti chissà cosa vorrà bloccarci?!), non è stato lontano dalle varie stanze dei bottoni in cui, però, dopo due mandati europei, è tornato a calcare le scene locali nel 2015 ma, soprattutto, gliene diamo atto (a prescindere della nostra totale diversità in termini ideologici), si è sempre contraddistinto nella politica attiva soprattutto per le sue battaglie per la legalità.
Infatti Berlato prima si è distinto, lui leader dei cacciatori, nella “caccia” a Galan, il doge che ha “abbracciato”, non baciato, poi, dalla fortuna, la sua “ex segretaria”, e, quindi, negli anni in Regione ha raccolto documentazione, alla fine consegnata a Zaia e Ciambetti, oltre che in procura, in cui è chiara la denuncia di, diciamo, anomalie nella gestione dei fondi per la formazione, oltre 100 milioni di euro all’anno dal 2007.
Se di questo settore da anni è a capo proprio la sua ex pupilla di Pove e se della assegnazione dei fondi si è sta interessando da tempo la procura di Venezia (anche qui contro di noi si sono scatenati Luca Zaia, Elena Donazzan e chi più ne ha più ne metta con richieste di danni faraoniche solo per aver informato i lettori) come si fa a non capire la sua reazione (diciamo infastidita?) al cinguettio elettorale tra Giorgia Meloni che oggi cerca (solo) voti e Elena Donazzan che, fuori da Forza Italia e non “attraente” per Matteo Salvini, si gioca l’ultima carta disponibile per una ricandidatura non da single in Regione nel 2020?
Allora, dopo avergli chiesto come farà a convivere con un simbolo negativo, per lui per carità…, delle sue lotte proviamo a riportare il Berlato pensiero non tutto letteralmente ma traducendolo con parole che neanche il Got (Giudice onorario di tribunale) più amante del bel dire potrebbe sanzionare pur usando al massimo la sua sapienza giuridica: «Io con la vergine di Pove non ho nulla a che fare! La combatterò sia fuori che, eventualmente, dentro Fratelli d’Italia… dove vuole entrare solo perchè la Lega le ha sbattuto la porta in faccia».
Va bene così, dr. Luigi Giglio?
Intanto l’abbraccio di Donazzan, che non fu propizio a Galan, non pare rasserenante per Meloni…