Elezioni Europee 2024: iniziato il periodo di par condicio. Confusione tra i due regolamenti

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Par condicio Europee 2024

Fa discutere la Par condicio per le elezioni europee 2024 per presunti contrasti tra i due regolamenti che la riguardano. Ovvero, quello modificato dalla Commissione vigilanza e approvato dalla maggioranza di Governo e quello approvato di conseguenza dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom).

Come è noto, la Par condicio è l’insieme di regole che garantisce parità di accesso agli spazi nei mezzi di informazione alle varie formazioni politiche impegnate in una competizione elettorale. Queste regole stabiliscono quali contenitori dei mezzi di informazione debbano essere considerati per i calcoli degli spazi, a volte di difficile interpretazione, ma in linea di massima vale il principio che il tempo a disposizione di ciascun partito deve essere uguale per legge.

Con ordine, lo scorso 11 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Decreto del Presidente della Repubblica 10 aprile 2024 “Convocazione dei Comizi elettorali per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia“.

Con esso, è quindi iniziato il periodo di par condicio elettorale, che si protrarrà fino al 23 giugno 2024, data dei ballottaggi per le elezioni amministrative.

Il testo del DPR è consultabile al seguente link. L’articolo 1, l’unico peraltro del decreto, recita: “I comizi per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia sono convocati per i giorni di sabato 8 giugno e di domenica 9 giugno 2024″.

Il giorno prima, erano state mosse aspre critiche al Governo Meloni che aveva approvato una norma che modifica il regolamento sulla par condicio per le europee 2024 nei programmi di approfondimento giornalistico pubblico.

Un emendamento approvato dalla commissione di vigilanza della Rai prevede che Ministri e sottosegretari non avranno alcun vincolo di tempo nei programmi purché sia riferito all’attività istituzionale. 

Ancora il 12 aprile, l’Agcom ha fatto sapere di aver approvato il regolamento sulla Par condicio per le Europee di giugno 2024, pubblicando sul proprio sito un comunicato stampa nel quale salta all’occhio che l’approvazione è avvenuta “con il voto contrario della commissaria Giomi“.

In esso comunque si legge: “Il testo, sostanzialmente invariato rispetto allo schema trasmesso alla Commissione di Vigilanza, definisce i criteri specifici ai quali debbono conformarsi le emittenti radiotelevisive private ai sensi della legge n. 28 del 2000 e definisce per la Rai e per le private il sistema di monitoraggio, ai fini dei provvedimenti e delle sanzioni di cui all’art. 10 della stessa legge.

Il nuovo regolamento – prosegue l’Agcom -, anche a seguito di alcune sentenze della Giustizia amministrativa, introduce nuovi criteri per garantire la parità di trattamento nell’informazione televisiva. In particolare, l’Autorità sia per i telegiornali, sia per i programmi di informazione, non si limiterà a valutare la quantità di tempo fruita dai soggetti politici nella programmazione, ma considererà le fasce orarie in cui l’esposizione dei soggetti avviene, sulla base degli ascolti registrati dall’Auditel. Inoltre, nella valutazione dei programmi di informazione, si terrà conto anche della loro periodicità.

L’Autorità interverrà tempestivamente in caso di squilibri, mirando ad assicurare un dibattito politico corretto e pluralistico e condizioni di parità di trattamento tra i soggetti partecipanti alla competizione elettorale.

L’Autorità applicherà in modo uniforme per la RAI e per le emittenti private le regole fissate dalla legge e richiamate tanto dalla delibera della Commissione di vigilanza quanto dal proprio regolamento approvato oggi.

Prima di adottare qualsiasi decisione, l’Autorità garantirà un processo di contraddittorio per consentire alle emittenti di presentare le osservazioni e di fornire eventuali chiarimenti sui dati di monitoraggio, che riceveranno settimanalmente”.

Detto questo, buonaparte della maggioranza di governo e parte dell’Agcom hanno sostenuto la tesi per la quale i due regolamenti, quello della Commissione Vigilanza e quello dell’autorità stessa, non siano in conflitto, ma per lo più “sovrapponibili”.

Tuttavia è interessante constatare quanto delineato dalla commissaria Agcom Elisa Giomi, l’unica che ha votato contro la delibera, la quale ha detto: “Per la prima volta dalla promulgazione della legge sulla par condicio del 2000, i due regolamenti che la attuano sono differenti. Il regolamento della Vigilanza prevede che gli esponenti di governo in Rai non abbiano limiti al tempo di parola se si tratta di un’informazione sulle attività istituzionali”.

E sulla circostanza per la quale, in caso di squilibrio su una emittente verso una parte politica, l’Autorità deve intervenire chiedendo di ripristinare l’equilibrio entro una settimana, la Giomi ha affermato: “Se l’emittente non lo fa, Agcom avvia un procedimento sanzionatorio senza però poter ripetere l’ordine di ripristino. In questo modo lo squilibrio rimane tale, e può cumularsi a eventuali squilibri successivi“.

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