Elezioni europee: inno all’astensione con la discesa “fuori campo” di Giorgia Meloni dopo Antonio Tajani e Elly Schlein. Meglio.. Totò

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Sono anni se non più di un decennio che si grida al popolo che si sceglie l’astensione piuttosto che listini bloccati e/o truccati e nei talk televisivi, sulla stampa, in tutti i media e negli “contatti” pubblici, social e asocial, parola che, però, significa “di persona” e non virtuali, non c’è leader politico che non inviti a questo fondamentale esercizio di democrazia, il voto.

E non c’è leader di partito, di movimento, di associazione e di sindacato, leader sempre di chi ha perso nelle urne in cui al massimo va il 50% degli aventi diritto, che poi non giochi a proclamare che “sì, loro, hanno vinto, ma ha vinto l’astensione. E, qui9ndi, se hannoa vuto anche il 51% dei voti, la loro maggioranza è minoranza perché il 51% del 50% dei votanti fa 25%…”.

Questo ritornello contro l’astensione c’è sempre e a turno, perchè è un ritornello di chi… perde.

Ma questa volta l’ufficializzazione della candidatura alle elezioni europee per FdI di Giorgia Meloni (“sulla scheda scrivete Giorgia, basta il nome” tornando al suo tormentone “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma“, ha detto con il suo tono ammaliante) si aggiunge a quelle di Antonio Tajani, che rincorre l’onda della risalita di Forza Italia dopo e forse grazie il Berlusconi che non c’è più, e di Elly Schein, che anche se a collegi ridotti per l’uso da “farmacista” dei bilancini del Pd.

Convinceranno ad andare alle urne gli elettori che sanno che sono di puro calcolo e non corrispondenti alla reale loro partecipazione al Parlamento Europeo, le candidature di chi mai si sogna di lasciare quello che è per uno scanno a Bruxelles e Strasburgo?

Andranno in Europa, una volta eletti, il primo ministro del governo e deputato (vuole il maschile e su questo e poco altro concordiamo con lei, poco paladina delle libertà) di Fratelli (e sorelle?) d’Italia, Meloni; il deputato e vice primo ministro di Forza Italia (che ce la fai), Tajani, e la deputata (vuole il femminile e questa ci “pare na’ strunzata“, dicevano i Tretrre) del Partito Divisissimo, pardon PD?

Ma va là…

E allora, a parte la tenerezza e, quasi ammirazione, che ci suscita Salvini che non si candida (“continuerò a fare il ministro!“, tanto che altro potrà fare dopo…), preferendo non ricevere pomodori in faccia e delegando a rappresentare la Lega, che non c’è più, un certo Vannacci, che prende lo stipendio da generale e, ancora prima, ha giurato per i valori della Repubblica, salvo farsene beffa, e di altri leader che si affidano alle parlamentarie o a vecchi e nuovi circoli… circolalri, per non sparire, chi votare?

Totò diceva “Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio La Trippa“, ma quello era uno scketch, qui ci giochiamo il futuro d’Europa con le candidature “fake”!

Meglio Totò allora?!