Elezioni regionali, riusciremo ad uscire dal circolo vizioso fatto di slogan e propaganda?

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Salvini elezioni bimba su palco
Salvini elezioni bimba su palco

Innanzitutto, risulta evidente che, in Emilia Romagna (dove si giocava la partita “di cartello”), Salvini e la destra non hanno vinto e, visto che il capo (o capitano) della Lega l’aveva messa sul piano di una specie di referendum su se stesso, è indubbio che sia stato sconfitto. E, questo, nonostante il risultato enorme del suo partito (circa il 32%).

Comunque la polarizzazione tra Bonaccini e Salvini (la candidata della destra alla presidenza della regione, Borgonzoni non ha avuto un ruolo significativo) ha “triturato” qualsiasi altra compagine. Indicativa e “tragica” la frana del M5S. In definitiva, seppur con grande apprensione e qualche difficoltà, è stato confermato un presidente che ha amministrato bene (o in maniera decorosa, ed è già tanto di questi tempi) la Regione.

L’utilizzo “spettacolare” di temi futili come prosciutti e salami (cari a Salvini) o gravi come la vicenda di Bibbiano (utilizzata dalla destra in maniera indecorosa) e l’ignobile fatto della citofonata non hanno “pagato”. Questa è una nota positiva che, forse, prelude la speranza che si ritorni a fare Politica, a progettare il futuro, a proporre piuttosto che promettere o urlare slogan inconcludenti e bugiardi.

Nella campagna elettorale emiliana le Sardine hanno certamente avuto un ruolo importante, quello di smascherare propaganda e atteggiamenti del capo (o capitano) della Lega. Si spera che, adesso, le Sardine ci facciano conoscere un programma più consistente rispetto alle parole d’ordine fin qui espresse. Che si esprimano, per esempio, sulle questioni del lavoro o su quelle della giustizia (diranno qualcosa sulla prescrizione?) o sulla questione tributaria (chi deve pagare le tasse?). Restiamo in attesa.

Salvini elezioni
Salvini elezioni

In questi prime ore post elettorali si assiste a una corsa alle dichiarazioni. Si parla principalmente di cosa è successo, delle ripercussioni sul governo e nella politica nazionale. Ci si riferisce quasi esclusivamente all’Emilia Romagna (e si fa assurgere una regione, pur importante, a livello determinante per la nazione … qualsiasi cosa dipende da quello che è successo là), mentre la Calabria (dove la destra ha stravinto) viene lasciata in disparte, nel “retrobottega” della politica, quasi a dimostrare una sua minore importanza. Che sia, questo, il prodromo della autonomia voluta dalle regioni più ricche?

E domani? Finirà la sbornia elettorale o ne inizierà una nuova? Riusciremo ad uscire da questo circolo vizioso fatto di slogan e propaganda? Potremo pensare ad altro che non sia democratico governare un paese in una campagna elettorale continua che mette in discussione qualsiasi decisione? Si riuscirà a fare qualcosa di concreto o si continuerà a disquisire della bontà dei salumi o di questo o quell’altro pettegolezzo?

C’è bisogno di ben altro che una campagna elettorale eterna. Perché, mentre la “politica” italiana (ma siamo sicuri che la si possa definire con il termine politica) è sempre sommersa dal nulla gridato dai vari “capi” dei partiti più importanti, la vita reale continua. Ed è una vita fatta di morti sul lavoro, di crisi occupazionali, di sfruttamento, disastri ambientali, inquinamento, truffe, evasione fiscale e corruzione … guerre e spese enormi per le armi … enormi ricchezze ed grandi povertà. Viviamo in una sistema malato che “lorsignori” vogliono curare nascondendo i veri problemi e sviando l’attenzione verso cose meno importanti.

Dobbiamo, invece, pretendere che i problemi vengano affrontati e risolti in maniera decisa, drastica. Magari mettendo in discussione il modello di sviluppo (o di declino) che oggi sembra l’unico possibile.

E dobbiamo renderci conto che parlare nei talk show sarà anche piacevole per qualcuno, per altri “spettacolare”, ma non risolve niente.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.