Robert Kennedy Jr. (lancio Adnkronos delle 20.51 da noi ripreso, di seguito la nota di dettaglio*, e ora ggiornato) si è ritirato dalla corsa per la Casa Bianca, ma solo in 10 stati in bilico, lasciando il suo nome nella scheda elettorale di tutti gli altri, ed esprimendo contestualmente il suo endorsement per Donald Trump nelle elezioni in programma negli Stati Uniti il 5 novembre.
Dopo una telefonata in cui Kennedy jr., da sempre anti Biden, sembrava avesse fatto una gaffe di certo non favorevole a Trump (“Kennedy ‘tradisce’ Trump, la telefonata finisce online con un video“), l’ex presidente, che sfiderà l’attuale vicepresidente Kamala Harris, aveva dichiarato solo pochi giorni fa che, così come aveva promesso un incarico governativo a Elon Musk, intendeva valutare per Kennedy un ruolo nella sua amministrazione nel caso di un suo endorsement: detto, fatto.
Negli ambienti democratici questa mossa, però, era da tempo ampiamente prevista con commenti, ora, di fatto e a caldo positivi: “Il nome Kennedy fuori dalle liste elettorali potrebbe essere positivo per Kamala Harris perché ci sarebbe stata gente poco informata che lo avrebbe votato semplicemente per il cognome che porta“.
Questo spiegherebbe anche perché i democratici avevano fatto di tutto per impedirgli di candidarsi mettendo in dubbio la sua residenza legale che oscilla tra New York e la California.
Le dichiarazioni di Robert Kennedy Jr. sul suo ritiro pro Trump… nelle sue intenzioni
*Secondo la Cnn, il candidato indipendente alla presidenza ed erede della dinastia democratica ha chiesto in un atto depositato in un tribunale della Pennsylvania di essere rimosso dalle schede elettorali nello Stato “come risultato dell’endorsement odierno” nei confronti dell’ex presidente Donald Trump. Kennedy Jr. ha annunciato che tecnicamente sospenderà la sua campagna e “non la concluderà”. “Non sto mettendo fine alla mia campagna, la sospenderò semplicemente e non la concluderò. Il mio nome rimarrà sulla scheda elettorale nella maggior parte degli Stati”, mentre sarà rimosso in 10 dei cosiddetti ‘battleground States‘ (uno swing state , Stato in bilico, cioè, o altalenante), ha dichiarato durante una conferenza stampa in Arizona.
“Nel mio cuore, non credo più di avere un percorso realistico di vittoria elettorale di fronte a questa censura implacabile e sistematica e al controllo dei media. Quindi non posso, in coscienza, chiedere al mio staff e ai miei volontari di continuare a lavorare fino a tardi a ai miei donatori di continuare a donare quando non posso onestamente dire loro che ho una vera strada per arrivare alla Casa Bianca”, ha affermato, sottolineando come intenda dare il suo “sostegno al presidente Trump”.