Sono quasi tre giorni che la “grande informazione” ci dà notizie sull’esito delle elezioni statunitensi. Biden è in testa ma Trump è vicino. Sono anche due giorni che i numeri che vengono dati sono sempre gli stessi.
Pagine e pagine nei siti e su carta che analizzano, puntualizzano, discutono. Anche le televisioni sono “sul pezzo”. Biden appare tranquillo, Trump denuncia brogli e poca trasparenza. Il risultato tarda ad arrivare. Uno stallo che tiene banco. Il nulla di una situazione imbarazzante. Si è votato in forme diverse: di persona, per posta, infilando la scheda in apposite “buche delle lettere” per strada …
Per carità, sarà anche tutto normale, niente da dire. Del resto gli Stati Uniti sono o non sono “la più grande democrazia del nostro pianeta?”. Ma, vedendo quanto sta succedendo, si capisce che c’è grande confusione (accuse, annunci di ricorsi alla corte suprema, manifestazioni, qualche violenza, arresti…) e qualche dubbio dovrebbe sorgere, specialmente se si confronta quanto succede con altre realtà sulle quali la nostra informazione nazionale ha puntato il dito per la poca democrazia.
Realtà di paesi che hanno subito ogni angheria da parte della democrazia statunitense. Tentativi e qualcosa di più di colpi di stato (vedi Bolivia), autoproclamazioni di presidenti (vedi Venezuela), accuse di nefandezze e di poca trasparenza, di brogli. Eppure in quei paesi non era successo niente di illegale, anzi, come è stato poi acclarato, in Bolivia aveva vinto Evo Morales (costretto al temporaneo esilio, visto che nelle recenti elezioni il suo partito ha ottenuto oltre il 55% dei voti).
Comunque mentre si è in attesa di sapere con certezza chi sarà il prossimo presidente USA, cresce il sospetto che, probabilmente poco o nulla cambierà nella politica estera statunitense (così abituata a interferire con le questioni di altre nazioni).
Intanto, mentre le elezioni statunitensi monopolizzano l’interesse dei media, assieme alle notizie sull’andamento della pandemia, il lockdown, i battibecchi al proposito, alcune questioni importanti (come, ad esempio, la sicurezza sul lavoro) vengono oscurate e cancellate.. Sembra che dei morti sul lavoro ci si stia sempre più “abituando”. E’ diventata una cosa normale anche se non può e non dovrebbe essere così. In effetti poco si dice e si scrive.
Ma si sappia che in ottobre sono 63 i morti per infortunio nei luoghi di lavoro. Che nei primi giorni di novembre sono già tantissimi. E si sappia che il 4 novembre sono morte 9 persone mentre lavoravano. Nove persone, non “capitale umano” come vengono definiti i lavoratori nei documenti confindustriali. Persone! E si sappia che in due giorni, in Veneto, sono stati 3 lavoratori a ,perdere la vita nei luoghi di lavoro. Ma di questo poco o nulla si viene a conoscenza, forse perché è “sconveniente”. Così come “sconveniente” è sapere che il 5 novembre c’è stato lo sciopero nazionale dei metalmeccanici promosso dai sindacati confederali. Sciopero per il contratto nazionale di lavoro e l’adeguamento salariale che il padronato non vuole neppure discutere e che ha visto un’altissima partecipazione ma che è stato oscurato e, di fatto, cancellato dai mass-media. Forse perché i lavoratori hanno dimostrato fermezza e serietà e non ci sono stati disordini?
(Qui l’aggiornamento sullo spoglio delle schede delle Elezioni Usa nei vari Stati, con la rincorsa ai 270 grandi elettori necessari per vincere, qui la maratona vista dall’Italia, qui le nostre note sul tema)
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