Elisa Santucci rivela la sua vita da giornalista a Sindaco, passando per un trascorso sanitario: “Ecco come sono guarita da una grave malattia”

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Elisa Santucci, volto noto di TVA Vicenza, è Sindaco di Monteviale dal 2016 e, assieme a noi, traccia un bilancio del mandato svolto finora. Da giornalista professionista nota e conosciuta dal pubblico è diventata amministratrice di un Comune. Lei stessa ci racconta la sua evoluzione. E anche la sua vicenda umana… Ha affrontato infatti l’esperienza di una grave malattia, da cui ha tratto insegnamenti importanti come l’uso della resilienza e la capacità di accettare quello che la vita offre in un determinato momento. Nonchè la coscienza di concentrasi sulle cose che considera davvero importanti per la sua vita.

Sindaco Santucci, come è stato affrontare la trasformazione da giornalista a Sindaco? Quali difficoltà ha incontrato? Cosa le manca della professione giornalistica, che momentaneamente ha dovuto sospendere?

“Più che una trasformazione è stata una evoluzione: la difficoltà maggiore è stata capire come funziona la macchina comunale e come muoversi all’interno di un sistema, che ha regole ben precise, lontane dalla percezione dei cittadini. Un sistema che non sempre è in grado di dare risposte nei tempi richiesti, vincolato da bilanci sempre più esigui rispetto ad aspettative, spesso fuori dalla realtà, dei cittadini, soprattutto in un Comune di piccole dimensioni, dove manca la struttura, come nel caso di Monteviale, dove, attualmente, sono impiegati 7 dipendenti, di cui due part time. Situazione dovuta anche alle procedure avviate nei confronti di dipendenti, responsabili di comportamenti scorretti, vicenda di cui abbiamo dovuto occuparci nei primissimi mesi di mandato, quando è venuta alla luce una questione a dir poco sconcertante, relativa all’indebito utilizzo del seminterrato della scuola, da parte di due dipendenti.
Della mia professione mi manca soprattutto il contatto con le persone, la possibilità di dare voce alle loro storie. Anche se, a dire la verità, è un po’ quello che mi ritrovo a fare, ogni giorno, nelle vesti di sindaco. In ogni caso, non ho sospeso del tutto la professione: la normativa non lo richiede e non lo prevede. Anzi, nei piccoli Comuni, è impensabile che un sindaco lasci la propria attività professionale, non avrebbe di che vivere”.

Può tracciare un bilancio del mandato svolto finora? Quali problemi sono stati risolti e sono ancora da risolvere a Monteviale?

“Per quanto mi riguarda si tratta di un bilancio positivo, nonostante il lavoro da fare sia ancora davvero molto. Ci eravamo impegnati a dare soluzione ad alcune problematiche e risolvere il nodo di lavori, fermi da anni, oltre che rimettere in sesto i conti del Comune, avviare alcune opere attese e implementare servizi, e così è stato, ma la lista è ancora lunga e si arricchisce ogni giorno, tra emergenze e necessità.
Dal 2016 ad oggi, sono stati effettuati interventi vari per oltre 1 milione e mezzo di euro: dalla messa in sicurezza dell’ala del cimitero, realizzata nel 2009, che presentava uno smottamento significativo, alla riqualificazione degli spogliatoi e impianto luci della palestra; dai lavori di regimazione idraulica in zone del paese, soggette ad allagamenti, all’ultimazione del Parco Callecurta Donestra, un’incompiuta che rischiava di diventare una discarica a cielo aperto, la cui inaugurazione è prevista per la primavera, al termine di un intervento di bonifica, riqualificazione e messe in sicurezza per 250 mila euro.
Nei prossimi mesi prenderanno il via altri significativi cantieri: quello per l’adeguamento sismico del complesso scolastico che comprende medie ed elementari e quello della messa in sicurezza di un tratto di via Donestra, franato nel 2008, mentre sono in fase di ultimazione un intervento da oltre 80 mila euro sulla rete di illuminazione pubblica, che abbiamo censito e verificato, lampione per lampione.
Sono stati mantenuti e potenziati servizi alla cittadinanza: l’ampliamento dell’orario di apertura dell’Eco centro, l’apertura della nuova biblioteca, il servizio di dopo scuola, l’avvio di un progetto, unico di Italia, di Philosophy for Children alla scuola Primaria, solo per citarne alcuni.
E’ stato significativamente ridotto l’indebitamento pubblico, che causava, di fatto, un impossibilità di spesa per il Comune.
Tra gli obbiettivi del prossimo anno ci sono la realizzazione del percorso pedonale, in sicurezza, che colleghi la parte bassa del paese con quella alta, lungo la SP36, e la progettazione di una pista ciclabile che colleghi Monteviale a Vicenza. Un nodo critico da sciogliere è quello relativo al rifacimento del campo da calcio, in sintetico, preteso dalla Lega Nazionale Dilettanti per una nuova omologazione: si tratta di un intervento il cui preventivo si aggira attorno ai 500 mila euro.
Sono in corso di definizione la progettazione per la riqualificazione degli impianti tecnologici di tutti gli edifici scolastici, che presentano forti criticità, l’implementazione della manutenzione del verde pubblico, ambito non facile per un territorio che ha circa 80 mila metri quadrati di verde pubblico. Quest’anno, inoltre, avvieremo concorsi pubblici per portare la dotazione organica del Comune ad un numero adeguato ad un funzionamento ottimale degli Uffici, al momento pesantemente sotto dimensionati”.

Ci racconta della sua malattia e di come l’ha superata?

“Nell’estate del 2006 mi è stato diagnosticato un tumore al seno, che si è rivelato essere piuttosto aggressivo. Ho aderito ad un protocollo di sperimentazione e affrontato 8 mesi chemioterapia, intervento di quadrantectomia e svuotamento ascellare, seguito da 35 sedute di radioterapia, che hanno avuto pesanti conseguenze sul mio sistema immunitario. Ho riportato anche un danno permanente al sistema linfatico, a carico del braccio sinistro. L’esperienza della malattia è stata un viaggio, che ha lasciato profonde cicatrici, non solo sul mio corpo, ma anche nello spirito, ma delle quali, fin dall’inizio, ho scelto di non farmi condizionare. Mi ha insegnato la resilienza. Ho scelto, e ogni giorno lo faccio, di accettare quello che la vita riserva, ricordando continuamente quali sono le cose davvero importanti e che disperdere energie in quelle che non lo sono, non è solo inutile, ma uno spreco indegno del privilegio che mi è stato concesso, cosa, purtroppo, che non vale per tutti quelli che incontrano una diagnosi di tumore: essere ancora qui. Lo considero un dono da ripagare, mettendo a disposizione tutto quello che ho e tutto quello che sono.
Ho praticato diverse discipline sportive, dalla ginnastica artistica all’atletica leggera, amo leggere, il cinema, ascoltare musica e il mare, balsamo per tutte le mie ferite.

Ho la fortuna di avere una famiglia meravigliosa: un marito professore d’orchestra, che conosco fin da quando eravamo bambini, una figlia di 15 anni, che è sicuramente il mio ‘lavoro’ meglio riuscito, una mamma di quasi 90 anni, per me esempio di vita, così come mio padre, mancato 4 anni fa. Ho un fratello maggiore, che vive nei pressi di Pavia, e una sorella, che vive negli Stati Uniti, a cui sono legatissima, nonostante la distanza. Completano il mio mondo cognati e cognate, che sono per me come fratelli e sorelle, una schiera di nipoti, che mi rendono immensamente orgogliosa, e persone che mi onoro di chiamare amici. Ho tutto quello che serve per essere felice: sono e resto un’inguaribile ottimista, innamorata della vita e delle persone, nonostante le tempeste che ho dovuto attraversare”.

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