(Articolo da VicenzaPiù n. 9, sul Gruppo Grafico Marosticense sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
I disegni satirici, umoristici e caricaturali in Italia, dalla metà dell’800 ad oggi, hanno vissuto, ognuno, periodi gloriosi e periodi anonimi. Non sempre coincidenti tra loro perché satira, umorismo e caricatura sono tre differenti modalità di espressione grafica molto distanti tra loro. Una caricatura può essere estremamente aggressiva, quando è politica, o bonaria come può esserlo la caricatura di un grande sportivo.
Un disegno satirico può avere come obbiettivo i vizi del potere come i vizi della gente comune, mentre l’umorismo si può nutrire di luoghi comuni, come lo scivolare sulla classica buccia di banana, o adoperare l’aspetto dell’errore interpretativo, cioè l’ambiguo, il doppio senso il paradosso o l’assurdo.
Se si esclude Il Giornalone, inserto domenicale de La Stampa, l’Italia è l’unico dei grandi paesi cosiddetti civili a non avere una pubblicazione umoristico/satirica nelle edicole. On line invece abbondano. Una per tutte: www.buduar.it. Negli anni ’70 hanno convissuto giornali scollacciati e banali come La Mezz’ora con un giornale a dir poco corrosivo e senza inibizioni ma con trovate geniali, come Il Male.
Negli anni ’80 fu la volta di Tango, inserto de l’Unità, ideato da Sergio Staino, a risollevare le sorti della satira e negli anni ’90 toccò a Cuore, prima come inserto de l’Unità e poi come giornale autonomo.
Poi più nulla. Intanto l’’umorismo, sotto forma di vignette di contenuto modesto, ha continuato e continua a vivacchiare sulla Settimana Enigmistica ed epigoni.
La caricatura va forte sui social ma la qualità è penosa in quanto viene utilizzata come, inutile, derisione o dileggio del nemico non sapendo che ormai da molto tempo quel tipo di strumento di lotta politica è stato depotenziato e non fa, come usa dire, ne caldo ne freddo ai potenti.
Una svolta interessante l’ha fatta invece la satira sociale che di argomenti sui quali esercitarsi ne ha a bizzeffe dall’inquinamento alla dipendenza da social e device, dalla violenza sulle donne alla restrizione dei diritti e delle libertà. La svolta purtroppo è di nicchia, nel senso che viene perseguita in qualche esposizione umoristica, quindi vista da un pubblico ristretto.
La svolta consiste nel fatto che, grazie alla globalizzazione e ad internet, è ormai possibile organizzare mostre sia umoristiche sia di satira sociale alle quali partecipino artisti di decine di paesi e questo obbliga a dover realizzare opere rigorosamente senza parole. Quindi senza facili e insulsi giochi di parole o peggio ma potendo anche selezionare la qualità più alta in circolazione grazie ad una maggior disponibilità di opere tra le quali poter scegliere.
E quello che ha fatto e fa il concorso internazionale Umoristi a Marostica, che il Gruppo Grafico Marosticense fondò nel 1969, oggi, a mio avviso, il miglior avvenimento italiano nel campo della grafica umoristica e della sua evidente svolta verso quello che appare come un ossimoro: un umorismo serioso.
Come ha scritto Georges Minois nel suo Storia del riso e della derisione, dopo la prima guerra mondiale «il mondo ha riso di tutto, dei suoi deì e dei suoi demoni. Il riso è stato l’oppio del XX secolo, da Dada ai Monty Python (che) ha permesso all’umanità di sopravvivere alla sua vergogna (…) Il mondo deve ridere per camuffare la perdita di senso: non sa più dove sta andando, ma ci va comunque ridendo».
Se guardate le opere che, particolarmente negli ultimi anni, hanno vinto il concorso di Marostica, ma anche la maggior parte delle altre opere, raramente riderete, il più delle volte il vostro (il nostro) sarà per lo più un sorriso amaro.
Sono opere che suscitano ammirazione per l’invenzione grafica ma nel contempo trasmettono l’indignazione dell’autore che la veicola, senza l’aiuto delle parole, sollecitandoci a non rimanerne indifferenti.
In questo consiste la svolta. La vignetta (termine che purtroppo la banalizza) in manifestazioni di questo divello si sta trasformando da passatempo ad arrabbiata denuncia dei mali della nostra società.
A lungo si è scritto, con faciloneria, che la satira faceva ridere e pensare. Nulla di più falso. La satira ha una vita breve e, francamente, inutile ormai. La sua nuova versione, se mi si passa l’affermazione, è più simile alle azioni di Ultima Generazione. E la mia non è certamente una critica, anzi.
Il radicalismo, anche nel campo dell’umorismo, sembra ormai più che necessario se si vuole sperare che qualcosa cambi in meglio.