Un commissario alla Sanità che non sapeva di dover fare il piano anti-Covid, il suo sostituto che dice che le mascherine non servono (“per contagiarti dovrei baciarti lingua in bocca per 15 minuti”), e il sostituto del sostituto che dice di sì ma si era dimenticato di chiedere il permesso alla moglie e quindi deve declinare. Il tutto nel contesto di una Sanità che inizia per S come l’auto(S)trada Salerno-Reggio Calabria e come lei riporta alla mente due aforismi del grande Flaiano “nulla è più definitivo del provvisorio” e “la situazione è grave, ma non seria”.
“Siamo vittime da anni di un commissariamento che, improntato esclusivamente a logiche ragionieristiche, ha distrutto la Sanità calabrese. Le responsabilità politiche devono essere chiare e nette” affermava mesi fa Jole Santelli (fonte Fatto Quotidiano) governatrice della Calabria, poi prematuramente scomparsa. Oggi la faccia di Conte che chiede scusa ai calabresi per la situazione surreale assomiglia a quella di Ventura dopo la partita con la Svezia che costò la storica esclusione dell’Italia dai Mondiali. Ma è un vizio tutto italiano quello di commissionare e di creare commissioni che controllino i commissari ed eventualmente alte commissioni per controllare le commissioni che devono controllare i commissari. E anche quella nel sperare sempre nel deus ex machina, Mr Wolf, Bertolaso o Strada che sia, per sbrogliare le matasse dell’incompetenza e del malaffare. Una commedia che non fa più ridere da anni. Che sia antropologico o culturale, è un retaggio che dovremmo abbandonare soprattutto oggi, nel mondo iperconnesso del Terzo Millennio.
La luce in fondo al tunnel è l’annuncio di Emergency di aver raggiunto un accordo con la Protezione Civile per la gestione dell’emergenza Covid in Calabria, anche se il suo fondatore non sarà il nuovo commissario. Speriamo che non sia un treno e di essere tutti sulla buona Strada.
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