Emergenza abitativa Veneto, focus della Cisl in un incontro con le sigle di inquilini e costruttori

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Emergenza abitativa in Veneto: disponibilità sempre più ridotta di alloggi di residenza sociale pubblica (a fronte di un alto numero di sfitti), crescita degli sfratti che impattano su persone e famiglie già in fragilità socioeconomica, aumento del costo degli affitti, diritto allo studio minato.

Sono molteplici i volti dell’“emergenza casa” anche in Veneto, e numerosi e vari gli attori chiamati a confrontarsi e a lavorare assieme. Per la prima volta, dopo mesi di dibattito per lo più frammentario, li ha riuniti intorno allo stesso tavolo Cisl Veneto, che insieme a Sicet Cisl Veneto (Sindacato Inquilini, casa e territorio) e Filca Cisl Veneto (Federazione italiana lavoratori costruzioni e affini) ha invitato a convegno istituzioni e politica, associazioni di categoria, professionisti. Mentre la Regione del Veneto sta elaborando il Piano strategico delle Politiche della casa per il 2023-2027, a tutti il sindacato ha rivolto la proposta di costruire una piattaforma di dialogo che consenta di avere una visione globale e d’insieme sui problemi, ma anche di immaginare soluzioni condivise.

Alcuni dati regionali ci restituiscono una fotografia allarmante rispetto alle numerose sfaccettature dell’emergenza abitativa. In primis gli sfratti, cresciuti sensibilmente in questi ultimi anni fino a contarne 6.975 eseguiti in Veneto tra il 2017 e il 2021 (dati Ministero dell’Interno), con un picco notevole dopo maggio, a seguito dello sblocco seguito alle misure tampone messe in campo per la pandemia. Accanto a questo, a sottolineare ancora la dimensione strettamente sociale del quadro complessivo, la sempre più scarsa disponibilità degli alloggi pubblici, che vede nella nostra regione, sui quasi 41mila alloggi gestiti, oltre 5960 appartamenti ERP sfitti, sia per mancata manutenzione sia perché non assegnati, e ben 8870 famiglie in attesa di assegnazione, con Vicenza (2500 famiglie) in cima alla classifica provinciale, seguita da Verona (2068) e Padova (1300) (dati ultimo dossier Ater del Veneto). E per guardare anche alla cronaca delle recenti manifestazioni, sono 1900 gli studenti universitari veneti che avrebbero diritto a un alloggio Esu ma non l’hanno ancora ottenuto. Sta aumentando inoltre il numero di abitazioni non occupate: le case occupate da persone residenti sul totale abitazioni in Veneto è sceso gradualmente nel tempo, passando dall’84,2% nel 2001 al 75,4% nel 2019; significa che sempre nel 2019 mediamente un’abitazione su quattro è vuota (fonte: elaborazione Openpolis su dati Istat 2019, ultimi disponibili).

Un altro nodo centrale della questione emergenza abitativa, infine, è l’aumento incontrollato del prezzo degli affitti e delle spese condominiali osservato di recente, con forti ripercussioni in primis su studenti e giovani coppie.  

Un tema tra tutti, più volte emerso anche nel convegno, è senz’altro quello della mancanza di risorse pubbliche destinate ad affrontare le emergenze abitative: da un lato sono state gravemente ridotte negli anni quelle destinate all’edilizia residenziale pubblica (che continua perciò a non avere risorse certe), dall’altro è scomparso dai bilanci pubblici pure il rifinanziamento dei fondi a sostegno della morosità incolpevole di tante più famiglie in difficoltà anche in esito all’inflazione, su cui pesa dunque il rischio sfratto. Prima ancora, però, si tratta di mancanza di visione globale e di assenza di politiche abitative, completamente uscite dall’agenda politica: «Da tempo denunciamo la “distrazione” della politica rispetto a questi temi di grande rilevanza e impatto sociale – ha rimarcato Pietro Scomparin, segretario generale di Sicet Cisl Veneto –. Il welfare abitativo è infatti un tassello importante di soluzione di altre emergenze, una parte del sistema di protezione sociale: perché avere una casa significa non solo avere riparo e un posto in cui stare, ma essere al sicuro, fare una famiglia, sentirsi cittadino e far parte di una comunità, e ancora realizzare i propri sogni, rimanere lontani dai rischi di marginalità…».

Chiare le proposte del sindacato riguardo alle risorse: «A più riprese abbiamo indicato di agire sulla leva Irpef per rafforzare in generale gli interventi pubblici in risposta ai cresciuti bisogni sociali – ha detto sempre Scomparin –, ma crediamo che anche l’introduzione di benefici fiscali, ad esempio una riduzione della tassa Imu per i proprietari, potrebbe incentivare l’affitto di case oggi sfitte».

Passando invece dalle criticità alle opportunità si sono messi in risalto i già noti ed evidenti effetti del Superbonus 110% su Pil e occupazione del settore delle costruzioni. E, in prospettiva, considerevole potrà essere anche l’impatto positivo degli interventi di adeguamento energetico previsti per i prossimi vent’anni: i dati Siape (il Sistema informativo sugli attestati di prestazione energetica, gestito da Enea) elaborati dalla Fondazione Corazzin, il centro studi di Cisl Veneto, dicono infatti che il 65,5% delle abitazioni in Veneto (ossia oltre un milione e 340.800 sulle totali 2 milioni e 46.160) dovrà subire interventi di efficientamento energetico entro il 2033, secondo le indicazioni della recente direttiva europea.

Arriverà poi il Pnrr a dare un ulteriore aiuto concreto al settore con risorse destinate a interventi connessi al sistema dell’abitare. E sul fronte delle necessarie iniziative di ristrutturazione di tanti alloggi di edilizia residenziale pubblica, interessanti risorse potranno arrivare dalla programmazione europea che anche per questo specifico ambito premia l’efficientamento energetico e la rigenerazione urbana.

Opportunità per il comparto, senza dubbio. «Il tema chiave resta però che mancano piani seri per risollevare il settore dell’abitare, non c’è pianificazione complessiva e sistemica – ha sottolineato anche Francesco Orrù, segretario generale di Filca Cisl Veneto –. Si continua poi a non dedicare attenzione allo stato del nostro patrimonio edilizio, alle sue necessità globali di ristrutturazione. Occuparsi della casa significa rimetterla al centro dell’agenda politica, quella nazionale come quella regionale, ma serve anche definire quali città vogliamo domani, in termini di immagine ma anche di sostenibilità, sicurezza e inclusione sociale, come chiedono le Strategie europee per lo sviluppo sostenibile e l’Agenda Onu 2030». «E il costruire dovrà in misura imprescindibile tenere conto anche dell’evoluzione dei bisogni abitativi, intesi come spazio a disposizione, alla luce delle variazioni demografiche dei prossimi anni (più anziani e persone sole, coppie senza figli, nuclei familiari ridotti, famiglie monogenitoriali…), come anche del raggiunto limite per il Veneto sul versante del consumo del suolo» ha aggiunto Orrù.

Ai diversi interlocutori al tavolo, il segretario generale di Cisl Veneto Gianfranco Refosco ha infine lanciato in anteprima un’ulteriore proposta: «Di fronte alla crescita del bisogno di abitazioni e alla necessità di rimodernare e ristrutturare gli edifici pubblici e adeguare quelli privati ai nuovi standard energetici, non possiamo limitarci a lamentare la mancanza di risorse pubbliche e private. È il momento, in Veneto, di attivare un fondo immobiliare destinato a riqualificare l’edilizia sociale e il social housing per anziani e studenti. La Regione se ne faccia parte attiva, come ha fatto con i fondi mobiliari (con la SGR) o gli idrobond attivati da Veneto Sviluppo. È possibile attirare risparmio per realizzare un investimento infrastrutturale così necessario per rendere il nostro territorio più attrattivo. In tal senso la bilateralità e i fondi pensionistici, a partire da Solidarietà Veneto, potrebbero giocare un ruolo fondamentale».

Oltre ai rappresentati sindacali, sono intervenuti alla tavola rotonda Ezio Micelli, architetto, docente al Dipartimento di Culture del progetto e responsabile scientifico del Master U-Rise in Rigenerazione urbana dell’Università IUAV di Venezia, Valentino Scomazzon, presidente di Arav (Associazione regionale delle Ater venete), Maria Rosa Pavanello, vicepresidente di Anci Veneto (Associazione regionale dei Comuni del Veneto), Paolo Ghiotti, presidente di Ance Veneto (Associazione dei costruttori edili) e i ricercatori della Fondazione Corazzin Francesco Peron e Stefano Dal Prà Caputo.