L’Endurance, una delle più importanti navi della storia delle esplorazioni, utilizzata da sir Ernest Shackleton e affondata il 21 novembre 1915, è stata rinvenuta a oltre tre chilometri di profondità nel Mare di Weddell, un’ampia insenatura del Continente Antartico (fonte The Vision). Nonostante sia rimasta in acqua per oltre un secolo, le basse temperature e l’assenza di organismi marini capaci di intaccarne lo scafo l’hanno mantenuta in ottime condizioni, tanto che il nome stesso è ancora completamente visibile.
La spedizione per trovare il relitto, chiamata Endurance 22, è stata organizzata dall’associazione britannica Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT) e finanziata da un donatore anonimo con 10 milioni di dollari. Aiutati da una rompighiaccio sudafricana (Agulhas II) e da due sommergibili ibridi, i ricercatori hanno trascorso più di due settimane scandagliando i fondali marini dell’area.
La ricerca è stata difficile sia perché della nave non si è avuta alcuna traccia per tutto questo tempo sia perché il Mare di Weddell è permanentemente ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio, che rende particolarmente difficile avvicinarsi al punto in cui era affondata. L’ultimo mese, però, lo strato di ghiaccio ha raggiunto l’estensione minore mai registrata, rendendo più facile la spedizione. Il sito è stato dichiarato monumento storico e la nave non portata in superficie. Durante la missione originaria, Shackleton riuscì a portare in salvo il proprio equipaggio dopo che il relitto restò incastrato in un iceberg e affondò. Il suo obiettivo era attraversare l’Antartide via terra, passando dal polo sud con slitte trainate da cani e coprendo una distanza di quasi tremila chilometri.