Energia, Luigi Scordamaglia (Filiera Italia): “Costo insostenibile, attenzione alla normativa UE sulla tassonomia: danneggia l’Italia”

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Luigi Scordamaglia (Filiera Italia)
Luigi Scordamaglia (Filiera Italia)

“Gli ultimi dati Istat registrano un’inflazione del nostro Paese che tocca in dicembre  un rialzo del 3,9%, il più alto mai registrato da agosto 2008. Tuttavia i prezzi al consumo dell’alimentare, con una media del 2,6% – media tra i freschi che corrono di più ed i trasformati che corrono meno – mantengono il loro effetto di raffreddamento sull’inflazione” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia.

“ Una situazione che però è insostenibile – precisa il consigliere – perché le aziende della filiera agroalimentare italiana sono gravate da aumenti insostenibili dei costi di produzione, primo tra tutti l’energia”. Dopo  gli incrementi del 500%, infatti, i beni energetici crescono a dicembre ancora di un ulteriore +29%.

“In questo senso la bozza di normativa sulla tassonomia relativa anche alle fonti energetiche presentata dalla Commissione UE genera motivi di forte preoccupazione per il nostro Paese” avverte Scordamaglia. “Al di là infatti di discussioni inutilmente ideologiche  (gas e nucleare sì o no) – prosegue il consigliere delegato – i criteri inseriti per il gas sono lontani dagli investimenti italiani già previsti per i prossimi anni che dovrebbero generare, ad esempio per il gas naturale,  oltre 20.000 megawatt”.

“Invece di premiare gli sforzi fatti da Paesi come l’Italia – dice ancora Scordamaglia – che in anticipo su altri Paesi ha attuato il phase-out di quasi tutte le proprie centrali a carbone,  la bozza UE sembra disegnata solo per avvantaggiare quei Paesi europei rimasti finora legati proprio al carbone (in primis proprio la “virtuosa” Germania)”. “Insomma – continua i consigliere delegato – si premia chi finora ha fatto meno per l’ambiente e tutto ciò è inaccettabile al di fuori di qualsiasi ideologia”. Anche perché secondo Filiera Italia tutto ciò provocherà ulteriori aumenti a carico delle nostre imprese per gas ed energia che andranno ad aggravare il gap strutturale già esistente prima degli aumenti dello scorso anno, quando le imprese italiane pagavano già i beni energetici il 30% in più dei concorrenti stranieri.

E conclude Scordamaglia: “Fondamentale quindi lasciar da parte ideologie e contrapposizioni e chiedere modifiche al testo sulla tassonomia che non penalizzino il nostro Paese. Nel contempo si aumenti in ogni modo possibile l’estrazione di gas nei giacimenti italiani e si spinga il più possibile sul sostegno al biometano, energia rinnovabile che per il nostro Paese può rappresentare una risposta più concreta ed efficiente di molte altre, anche perché frutto di valorizzazione di scarti e quindi vero esempio di economia circolare.”