Il ministro della Transizione ecologica – afferma nel comunicato che pubblichiamo Vincenzo Donvito presidente Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) – ha fatto sapere quello che tutti già sapevano ma che facevano finta di ignorare: le bollette energetiche schizzeranno molto in alto (+40% luce e +31% gas). E già sono al lavoro i vari giustificatori che, addirittura, ci spiegano che è un’emergenza che finirà a metà 2022 *. Nessuno è in grado di sapere cosa succederà nei prossimi mesi nel mercato energetico, legato ad umori geopolitici che, al momento, è quasi impossibile prevenire e gestire (rapporti Paesi arabi e Russia), motivo per cui crediamo sia necessario, oltre che “sperare” nel futuro, intervenire subito… facendo tesoro che il generale movimento dei prezzi verso l’alto, dato generalmente assodato per una economia che si dice sia in ripartenza, non è detto che debba essere parte di questa ripartenza.
A fine giugno il Governo, a fronte di un aumento del 9,9% per la luce e del 15,3% del gas, ha spalmato 1,3 miliardi come compensazione sulle bollette. Ora non si sa se il presunto intervento sarà simile oppure verranno riviste le voci in bolletta come gli 11 miliardi annui di incentivi alle rinnovabili da spalmare in alternativa sulla fiscalità generale (e quindi sempre a carico del consumatore/contribuente).
Per le decisioni da prendere, alcune cose sono certe: degli incentivi stanziati a luglio nessuno se n’è accorto e stiamo entrando nelle stagioni più fredde con consumi in crescita. Contesto in cui, anche se le previsioni geopolitiche dovessero azzeccarci, i consumatori di energia arriverebbero sfiniti alla ipotizzata ripresa… e quindi nuovi incentivi per rimediarvi? Sarebbe l’abituale politica di “mettere pezze”, senza incastonarne una che dia certezza, stabilità e futuro.
Ci vorrebbe lungimiranza e dinamismo. Invece di continuare con interventi/sussidi a pioggia che rimandano problemi e scadenze, ci vorrebbe un intervento “pesante”, anzi “pesantissimo”. Lo Stato si dovrebbe far carico non solo di tutti gli aumenti distraendoli da quelli a pioggia, ma diminuire anche i prezzi correnti energetici con – perché no – inclusi i carburanti (su cui grava quasi il 70% di imposte). Non è una novità che i mercati energetici trainano tutte le economie, di produzione e di consumo. Sarebbe un’inversione di tendenza, dove lo Stato aiuta i consumi e non le posizioni di rendita (contributi di vario tipo all’esistenza di aziende e singoli): defiscalizzazione di ciò che rende ricchi aziende e consumatori quando producono e consumano.
Ma…. Occorrerebbe metter mano a tutti gli equilibri politici che si basano sul favorire questa o quell’altra categoria grazie alla forza di chi se ne fa portavoce (categorie/corporazioni e partiti più o meno opportunisti ché pronti a cavalcare qualunque cosa credono porti loro consenso).
* Nomisma energia
Vincenzo Donvito, Aduc