Superate le questioni formali e preliminari – riporta un comunicato del legale di parte civile – entrerà finalmente nel vivo il 22 novembre 2019 il procedimento penale per la tragica morte di Salvatore D’Agostino, il 15enne di Gaggi, nel Messinese, deceduto nel 2016 dopo essere rimasto folgorato urtando un faretto nella piazza del suo paese, in un luogo accessibile a tutti, mentre giocava a calcio con gli amici: a risponderne sono chiamati la presidente di Gemmo S.p.a., Susanna Gemmo, e un manager della società, Francesco Trimarchi, accusati di omicidio colposo in concorso.
Il legale dei familiari della vittima, i genitori e la sorella, già costituitisi parte civile, l’avv. Filippo Pagano, del Foro di Messina, ha ottenuto anche l’autorizzazione alla citazione quale responsabile civile della stessa azienda, un colosso del settore delle grandi infrastrutture, impianti tecnologici e servizi, con sede ad Arcugnano (Vicenza), che nel 2017, per quanto in calo, aveva un fatturato di 171milioni di euro e che ha legato il suo nome a tante grandi opere in Italia e all’estero.
Nell’udienza “filtro” tenutasi oggi, lunedì 16 settembre 2019, presso il Tribunale di Messina, il giudice, dott.ssa Alessandra Di Fresco, ha disposto la rinnovazione di due notifiche ma per non perdere altro tempo prezioso ha contestualmente già stabilito per la prossima udienza, del 22 novembre, appunto, l’inizio dell’attività istruttoria del dibattimento con l’esame dei primi cinque testi inseriti nella lista del Pubblico Ministero: oggi in aula per la Procura messinese c’era il Sostituto Procuratore, dott. Piero Vinci.
L’’assurdo incidente è successo la sera del 2 agosto 2016, nella piazza antistante la Chiesa Madre della frazione di Cavallaro. Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma aveva toccato un faretto: non sarebbe dovuto succedere nulla se l’impianto fosse stato a norma, e invece la tremenda scarica elettrica che l’ha investito non gli ha lasciato scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma, la sua luce si è spenta per sempre, gettando nella disperazione i suoi cari e tutto il paese di Gaggi.
I genitori hanno subito presentato un esposto alla Procura di Messina, che aveva aperto un fascicolo contro ignoti, formulando diverse richieste per chiarire i fatti e perseguire tutte le responsabilità: che si individuassero il proprietario dell’area, il titolare dell’utenza che alimentava il faretto e il fornitore dell’energia, chi l’avesse collocato collegando i cavi e mettendolo in esercizio, a chi competesse la manutenzione; che si accertasse se l’installazione fosse a norma viste la mancanza di griglie di protezione e cartelli di pericolo e la presenza di nastro adesivo ormai consunto che attestava un datato e maldestro intervento sui cavi; che si documentasse lo stato dei luoghi e l’accessibilità a tutti. Da allora, però, per mesi non si è saputo più nulla.
La famiglia del ragazzo, tramite il consulente personale Salvatore Agosta, per ottenere giustizia si è affidata a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e tutela dei diritti dei cittadini, che si è subito attivata per acquisire tutta la documentazione e dare il proprio apporto e impulso alle indagini, in collaborazione con l’avv. Pagano.
Finalmente, nell’estate 2017, si è appreso dalla Procura che erano stati iscritti nel registro degli indagati la dott.ssa Susanna Gemmo, 56 anni, e l’ing. Francesco Trimarchi, 38, presidente del Cda e responsabile dell’ufficio Tecnico e Gare d’Appalto (con particolare riferimento a quella per la Sicilia) della Gemmo S.p.a., la società a cui il Comune di Gaggi aveva affidato la gestione del suo impianto di pubblica illuminazione attraverso l’adesione alla convenzione per il Servizio Luce e servizi connessi per le Pubbliche Amministrazioni con Consip, la centrale acquisti della PA. Gemmo si è aggiudicata il lotto 8 della procedura di gara bandita da Consip per il Ministero dell’Economia, quello per la Sicilia, e gestisce la pubblica illuminazione di tante altre città dell’isola, vedi Catania.
A conclusione delle indagini preliminari, il Pm titolare del fascicolo, dott.ssa Antonella Fradà, con provvedimento del 9 maggio 2018, ha quindi chiesto (e poi ottenuto) il rinvio a giudizio nei confronti dei due imputati, a cui si contesta il reato “di cui agli articoli 113 e 589 del codice penale perché – recita l’atto – in cooperazione tra loro, Gemmo Susanna in qualità di legale rappresentante della società Gemmo S.p.a., affidataria del “servizio luce e dei servizi connessi”, e segnatamente del servizio di gestione dell’impianto di pubblica illuminazione del Comune di Gaggi e del servizio di manutenzione ordinaria e straordinaria dello stesso, e Trimarchi Francesco, in qualità di dipendente della società Gemmo Spa responsabile della gestione della suddetta commessa, cagionavano il decesso di D’Agostino Salvatore. Per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e nel non aver rilevato che i fari installati presso la piazza della Chiesa Madre di Gaggi, ancorché in disuso da anni e privi di lampade, fossero alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica attraverso l’aggancio al quadro Q001 collocato in via Tenente Turrisi di Gaggi”. Un decesso che, conclude il Pm, è avvenuto “per fibrillazione ventricolare con arresto cardiocircolatorio e respiratorio responsabile di una prolungata anossia cerebrale, cagionata a seguito di elettrocuzione di cui il ragazzo rimaneva vittima in conseguenza di una dispersione di energia elettrica promanante da uno dei faretti collocati presso la piazza”.
Ora finalmente, dopo una altro anno di attesa e di rinvii dell’udienza preliminare, i congiunti del ragazzo vedono avvicinarsi l’ora della verità, della giustizia e del per quanto parziale risarcimento per tutti i gravi danni patiti da una famiglia per la quale la vita, da quel 2 agosto 2016, non è e non sarà più la stessa senza Salvatore: finora non è arrivata alcuna assunzione di responsabilità da parte di Gemmo S.p.a., che non ha riscontrato alcuna delle richieste presentate in tal senso da Studio 3A.