“La corsa delle entrate dà ossigeno ai conti pubblici, tiene sotto controllo il deficit anche se le spese aggiuntive non mancano ed evita nuove sorprese sul debito già stressato dalle ricadute dei crediti d’imposta“.
Gianni Trovati attacca così il suo articolo che questa mattina apre l’edizione in edicola de Il Sole 24 Ore, fornendo un approfondimento sui numeri dell’assestamento di bilancio arrivato all’esame della Camera. I dati farebbero tramontare i fantasmi su una manovra correttiva di cui si era discusso in primavera.
Tuttavia, “attenzione – prosegue l’articolo -: al momento la corsa delle entrate non cambia lo scenario, complicato, della manovra d’autunno, perché per ora si limita a dare una mano importante ai conti del 2024″. L’analisi contempla quindi che la situazione attuale possa essere un punto di partenza migliore per il futuro.
Trovati prosegue: “Fatto sta che il cuore dell’assestamento di bilancio è in un numero non banale: i 24,653 miliardi di entrate finali aggiuntive rispetto alle previsioni iniziali del bilancio di quest’anno.
L’aggiornamento al rialzo, non marginale perché ritocca i livelli del 3,6 per cento, non è ovviamente inatteso e dipende da due fattori: l’assestamento prima di tutto accoglie i dati scritti nell’ultimo Documento di economia e finanza, che già prospettavano una crescita significativa delle entrate, e tiene poi conto delle dinamiche del gettito effettivo fotografato ogni mese dai bollettini del dipartimento Finanze. Come sempre accade con l’assestamento, la quota preponderante delle correzioni nasce dall’adeguamento al Def. Ma 2,4 miliardi di maggiori entrate hanno un impatto positivo sul deficit perché non erano contemplate nell’ultimo programma di finanza pubblica: il decimale abbondante di Pil è tuttavia subito assorbito da altrettante spese impreviste a inizio anno, fra cui 898 milioni per l’adeguamento delle compartecipazioni tributarie delle Regioni autonome e 543 milioni per aggi e vincite dei giochi. Il dare-avere, quindi, è a somma zero, e non cambia i termini di un «aggiustamento fiscale risoluto e incisivo» che il Fondo monetario nel suo ultimo rapporto sull’Italia considera «urgente» quanto la «piena attuazione del Pnrr» ancora circondata da incognite”.
L’approfondimento tiene inoltre contro di tasse e tributi: “A quella voce il bilancio aggiornato registra per quest’anno 16,44 miliardi in più, grazie a quasi 8,9 miliardi di Irpef aggiuntiva e a poco meno di 6,5 miliardi di Ires, mentre il segno meno si affianca all’Iva per quasi 3,2 miliardi”.
Ma i saldi complessivi di finanza pubblica restano immutati. Perché bisogna tenere conto delle uscite. “Qui il conto è tirato soprattutto dall’esigenza di adeguare gli stanziamenti alle previsioni aggiornate dal Def, travolto come tutti i suoi predecessori più recenti dall’effetto dei crediti d’imposta. Quelli generati dai bonus edilizi richiedono un aggiustamento da 13,7 miliardi, ma a battere cassa sono anche i bonus per l’acquisto di beni strumentali da parte delle imprese del Sud (4,5 miliardi) e quelli per le attività di ricerca e sviluppo (1,2 miliardi). Numeri che misurano l’urgenza, rilanciata a più riprese dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, di ripensare i crediti d’imposta per arrivare a sostituirli con meccanismi più facili da controllare in via preventiva da parte di chi deve mettere i soldi nelle varie caselle del bilancio pubblico. A far girare i contatori del fisco è anche l’impennata dei rimborsi, che impone una correzione da 3,44 miliardi”.
Fonte: Il Sole 24 Ore