Giornali, TV, internet, così come manuali o libri, tutti promettono di aiutarci a vincere l’insicurezza e a migliorare la nostra autostima, come mai così tanto vociferare?
Oggi stiamo assistendo a una sorta di “epidemia di insicurezze” che mette a dura prova per l’appunto la nostra autostima. Nietzsche diceva che esistono due tipi di persone: le prime, una categoria piuttosto ridotta, sono quelle che nascono già sicure di sé, come se avessero ricevuto l’autostima in dono alla nascita, e queste – dice lui – sono le persone stolte; le seconde, invece, sono quelle che tutti i giorni devono convincere lo “scettico che è dentro di loro” del proprio valore. E non importa quanto si impegnino e facciano, ogni giorno lo scettico è di nuovo lì, ogni mattina devono convivere con questo scettico.
L’insicurezza, la paura di non essere all’altezza può riguardare: la relazione tra noi e noi stessi, quella tra noi e gli altri, quella tra noi e il mondo circostante, finendo spesso per declinarsi su tutti e tre i livelli. Spesso chi teme di non essere all’altezza vive la propria vita con il “freno a mano tirato”, non ha impedimenti nello svolgimento delle faccende quotidiane, ma dentro di sé c’è una “sorta di vocina” che inchioda ogni giorno la persona alla sua imperfezione, inadeguatezza o incapacità.
Altre volte, il muoversi in un mondo popolato da giudici, pronti a condannarci per le nostre fragilità, imperfezioni e per la presunta insicurezza può sfociare in un disturbo psicologico invalidante, dove l’altro è vissuto come un “nemico”, da cui mi devo difendere limitando i contatti o finendo per aggredire preventivamente i presunti aggressori, nel tentativo di difendere sé stessi e la propria fragile autostima. In alcuni casi la persona vive nel dubbio lacerante di non essere all’altezza e trascorre la vita combattendo per cercare di superarlo; in altri ne ha addirittura la certezza e per questa ragione si arrende.
Nella mia esperienza di psicologa ho conosciuto persone in gamba, colte, preparate, artisti, atleti, professionisti laureati, ecc. che vivono la propria esistenza come se avessero una sorta di compagno di viaggio, un inquisitore interno che sentenzia ogni giorno: «non sei all’altezza, non ce la farai, non fai abbastanza», oppure ci sono persone che temono il giudizio esterno, che qualcuno riconosca il loro poco valore, le loro imperfezioni, ecc.
In alcuni casi la persona vive nel dubbio lacerante di non essere all’altezza e trascorre la vita combattendo per cercare di superarlo; in altri ne ha addirittura la certezza, e per questa ragione si arrende. Assistiamo a persone con la paura di esporsi; la paura dell’impopolarità, la paura del conflitto; la paura del rifiuto; la paura dell’inadeguatezza; e infine la paura del fallimento.
L’autostima è l’effetto di ciò che noi facciamo o di ciò che non facciamo. Quindi è importante capire che è un effetto in relazione ai comportamenti che nel corso della nostra vita mettiamo in atto oppure no, ad esempio evitando o rinunciando.
Quello che noi facciamo oggi determina l’autostima di domani, possiamo mettere in atto comportamenti che la incrementano o, al contrario, che la diminuiscono. Se ho paura di non essere all’altezza di un determinato lavoro cosa faccio? In primis posso evitare di espormi, ma se non gioco, come faccio a vincere? Oppure posso arrivare al colloquio poco preparato tanto so che quel lavoro non fa per me, ho la convinzione che non ne sarò in grado, ci credo poco, con questi presupposti alla fine finirò per ottenere la prova della mia incapacità, realizzo la profezia che si autoavvera.
Se non possiamo agire sul pensiero, possiamo cambiare il nostro comportamento. Quando le persone andavano, ad esempio, da Pascal e gli chiedevano: «Come possiamo credere in Dio?», loro avrebbero tanto voluto credere, ma non ci riuscivano. Allora Pascal diceva: «fate finta di essere credenti, andate in chiesa e pregate, e ancora pregate e andate in chiesa, vedrete che alla fine la fede arriverà».
Se temo di non essere in grado di fare quel lavoro, io mi comporterò come se fossi inadeguato, insicuro, più o meno consapevolmente realizzo un auto-sabotaggio; come mi comporterei, invece, se fossi sicuro di me, se fossi sicuro di rivestire quel ruolo? Probabilmente affronterei il colloquio preparandomi al meglio, dando di me un’immagine sicura, sia attraverso il comportamento verbale sia non verbale. In questo modo spezzo il circolo vizioso della profezia che si auto-realizza e lo trasformo in circolo virtuoso.
Altro comportamento che viene spesso messo in atto è la delega: delego o mi faccio aiutare da qualcuno in ciò che temo non riuscirei a realizzare da solo. La persona che mi aiuta, mi aiuta perché ci tiene a me, ma indirettamente mi manda un messaggio molto subdolo, quanto inconsapevole: «tu non sei in grado», «non ce la fai da solo», e questo messaggio arriva forte e chiaro. Proviamo allora a chiederci: «quando qualcuno mi aiuta a fare un compito, posso dirmi sono stato bravo? O sono stato bravo a realizzare quel compito perché c’era la mia stampella?»
Per le persone che tendono a non sentirsi all’altezza il successo vale zero, mentre l’insuccesso vale mille, così come ritengono che il successo sia frutto del caso o dell’aiuto di qualcun altro, mentre ogni insuccesso è la conferma della propria incapacità e insicurezza.
Altre psicotrappole sono l’eccesso di controllo: io mi aspetto troppo da me, provo ad impegnarmi, ma siccome non ottengo ciò che mi aspettavo, penso sia colpa del poco impegno, così aumento ancora di più le mie aspettative, continuando, però, a non raggiungerle…il risultato è che credo sempre meno nella mia capacità di ottenere risultati.
Con il passar del tempo si consolida la sensazione di non essere all’altezza di nessuna situazione: sul lavoro, in famiglia, a scuola o all’università, nelle relazioni sentimentali e sociali (fino a svilupparsi una vera e propria fobia sociale).
A tutti sarà sicuramente capitato nella vita di sentirsi insicuri, o poco fiduciosi nella propria capacità di ottenere un risultato. Questo è normale. Quando però queste sensazioni sono costanti e ripetute nel tempo, può nascere un vero e proprio blocco nella relazione con gli altri e con il mondo: in questo caso è necessario uscire dal conto-circuito attraverso una psicoterapia.
Mi rivolgo ora a te che stai leggendo questo articolo, ricorda che per superare l’insicurezza e guadagnare una sana autostima è necessario:
- Affrontare le sfide che la vita ti propone, perché nessuno può “saltare” al tuo posto;
- La perfezione è nemica dell’eccellenza;
- Non si può piacere a tutti;
- Si è sconfitti solo quando ci si arrende.
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a cura di Michele Lucivero
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