La lunga militanza nel Partito della Democrazia Cristiana vicentina ha molto insegnato in tattica al sindaco Achile Variati, che ne ha dato ampia prova sempre e anche di recente, quando, convocati i possibili contendenti delle primarie di sinistra Otello Dalla Rosa e Giacomo Possamai ha di fatto imposto che vi fosse un terzo candidato, il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci. Non importava al sindaco l’esito delle primarie, quanto misurare i voti che il suo candidato, perdente in partenza, poteva mettere sul piatto. Furono ben 700, perse, ma i due vincitori, nonostante qualche dichiarazione di rito, non potevano non tenerne conto.
Così passa un giorno, passa l’altro ma ecco che il vicesindaco è sempre insieme agli altri due. Certo dovrà rinunciare alla carica di vicesindaco in caso di vittoria della compagine, questa è già virtualmente assegnata al Possamai, ma un assessorato glielo si potrà trovare e magari, come è d’abitudine, senza nemmeno correre alle elezioni, oppure un qualche incarico, una AMCPS è sempre una buona opzione. Non è strano che alla presentazione della sede elettorale il vicesindaco sieda alla destra del candidato sindaco, quasi a ben dichiarare che lui è un ben preciso riferimento. Non si voglia sospettare, anche con i politici e loro clienti, alla latina, si fa sempre bene. In quella famosa riunione dal sindaco, irrituale, che avrebbe dovuto svolgersi nella sede del Partito Democratico che per Variati, in realtà, conta poco, si è forse stabilito il patto di unione comunque delle tre anime del Partito Democratico stesso: quella buonista, quella giovanile e infine quella della continuità con Variati, naturalmente a prescindere dai risultati delle primarie. Non importa se vinceranno, vista l’aria che tira anche a Vicenza per il partito che lui ha sempre silenziato negli ultimi dieci anni, Moretti a parte. Quello che importa è che si garantisca, in caso di vittoria, magari per 38 voti, la continuità, facendo finta che non ci sia, nel perfetto stile dei tempi che furono.
Povera città, bellissima un tempo, oggi ostello di manovre e manovrine, che vendono la pelle dell’orso prima di averlo preso.
Ma mi sa che i vicentini non vogliono fare la fine dell’orso, ne hanno già avuto abbastanza di chi, in certa relazione con i politici degli ultimi anni, gli ha rasato il pelo dei schei.
La pelle, pensano, sarà meglio comunque impegnarsi a conservarla!