Un’ondata di terrorismo sta colpendo Israele e se non bastasse questo la deputata Idit Silman, che era il capogruppo parlamentare della maggioranza ha lasciato l’alleanza di governo. La coalizione aveva solo 61 deputati su 120 del parlamento monocamerale israeliano (la Knesset) e con questa fuga non c’è più maggioranza.
Andiamo ad aggiungere che, in piena crescita terroristica, la deputata di Meretz, Gaby Lasky, non ha trovato niente di meglio da fare che dichiararsi favorevole alla pratica dell’Autorità Palestinese di pagare uno stipendio ai terroristi incarcerati o alla loro famiglia se erano morti nel “loro lavoro”: tutti meritano uno stipendio, ha spiegato Lanski.
Non ho mai visto il Governo Bennet (Yesh Atid, Blu e Bianco, Partito Laburista Israeliano, Israel Beitenu, Yamina, Meretz, Nuova Speranza e Lista Araba) come una speranza di protezione per i cittadini israeliani, ma lo rispetto in quanto espressione della democrazia israeliana.
Non lo ritengo comunque colpevole della serie di attentati in corso, questi sono insiti nel DNA del terrorismo dell’odio palestinese e filo palestinese, in corso da anni e che al mondo fa comodo tollerare e non vedere. Mi sarei, però, aspettata una posizione di condanna più “sentita” da parte degli arabi al governo e dei loro sostenitori sin dai primi attentati “di nuova generazione”.
Soprattutto avrei voluto vedere la stampa osteggiare i festeggiamenti da parte dei palestinesi per ogni vita colpita in Israele perché a morire non sono solo ebrei ma anche cittadini israeliani drusi, cristiani, musulmani perché in Israele c’è una commistione di religioni.
Non sono nemmeno mai intervenuta sulla lunga serie di attentati che da qualche settimana sta colpendo Israele e in pochi sono intervenuti, la situazione presenta oggi altre priorità e anche io sono impegnata, seppur riconosca che sia difficile stabilire un grado di priorità nel dolore e nella tragedia. L’Onu e tanti suoi compagni di merenda stanno aspettando la rappresaglia israeliana per poi emettere la condanna. Israele a questo è abituato.
Sull’attentato, riporto quindi la testimonianza di un amico, Riccardo Hofmann, ingegnere che ha lasciato Milano, dopo aver lavorato a Venezia, e ha deciso di ritornare nella Terra Madre tre anni fa, occupandosi di relazioni pubbliche e marketing per una società europea. La sua è una esperienza diretta e solo chi la vive può esserne il portavoce.
“Stavo camminando su Dizengoff st. in direzione Sud, verso Ben Gurion boulevard quando ho visto una marea di gente che mi correva incontro, ho tentato di chiedere cosa fosse accaduto e poi, d’istinto ho cominciato a correre anch’io con le persone che cercavano nascondigli nei palazzi, dietro le siepi. Ho poi deciso di tornare indietro, decine di auto e moto delle forze di polizia e forze speciali si muovevano in direzione sud. Si sentono le prime ambulanze… voglio vedere perché devo capire. Mi incammino in quella direzione, mi sembra di non aver paura, forse è solo una sensazione. Ora ci sono troppe sirene e non riesco più a distinguere a chi appartengono. Arrivo sulla scena dell’attentato tra Ben Gurion e Gordon Street, all’angolo con Jean Jeures il centro pulsante della zona verso il mare, vedo e subito racchiudo per un attimo gli occhi …credo per rispetto, poi li riapro …giovani estratti dai tavoli che vengono portati fuori e messi nelle ambulanze, non capisco se sono vivi o morti. Ambulanze e mezzi di pronto intervento continuano ad arrivare, tanti di tutte le formazioni…e poi sento uno sparo delle forze dell’ordine …sembra che il terrorista sia asserragliato in qualche palazzo …La gente per strada è incredula, addolorata ma composta, rispettosa del grave momento. Vedo altri corpi questi grazie a D.O parlano ed arrivano ancora ambulanze …Ora uomini della sicurezza ci dicono di andare via e recintano l’area . Come giustamente richiesto mi dirigo verso casa e dopo 100 metri io ed un altro passante veniamo fermati da uomini della sicurezza che ci scrutano, chiedono il documento all’altra persona, io la mostro senza che me l’abbiano richiesto, ci dicono di andare a casa e ci chiedono cosa facciamo in giro. Rispondo che abito a 20 metri da qui, loro sorridono e vanno avanti ed io li ringrazio per quello che fanno per noi, così mi è venuto spontaneo, in fondo è quello che penso. Ed è un’altra notte grave per Israele, una delle tante però sempre troppe, sempre quelle … Israele saprà rialzarsi come sempre, come domani, con maggior attenzione nei controlli nei luoghi sensibili …ma la voglia di vivere qui non la sconfigge nessuno. Buona notte Tel Aviv, ci si addormento con il sogno che il domani sarà migliore.
Il terrorista, Raad Hazem, un palestinese di 28 anni di Jenin, è stato localizzato l’indomani e neutralizzato in una sparatoria. Da parte mia nessuna candela e nessuna luce alla sua memoria, sono costretta a ricordarlo per il male che ha fatto. Quattordici candele sì, ma per ricordare i quattordici morti in pochi giorni in Israele e un pensiero rivolto a tutti i feriti e le persone che fino a ieri, 11 aprile, sono stati vittime dell’odio estremista, consapevole che non sono e non saranno le ultime. Mentre Israele onora le sue vittime, nei Territori si festeggia la loro morte, come di consuetudine donando dolcetti ai concittadini. Riflettete.