Esame di Maturità 2022 senza tema di italiano. “Filosofia in Agorà”: la deriva della nostra lingua parte dal suo mancato esercizio

1121
Maturità 2022
Maturità 2022

In questi giorni si sta discutendo molto sull’esame di Maturità 2022; anche quest’anno si profila l’assenza delle prove scritte e, di conseguenza, del tema di italiano. Senza nulla togliere alle altre prove (ritengo indispensabile, ad esempio, quella di matematica per il liceo scientifico), privare gli studenti dell’elaborato di lingua italiana mi sembra una scelta davvero infelice.

Togliere per legge il tema di italiano significa avallare la tesi secondo cui non è più richiesta agli studenti la competenza della scrittura analitica.

Questa decisione, apparentemente motivata da ragioni sanitarie, rischia di diventare norma per gli anni a seguire. Inoltre, se ci limitassimo a prendere in considerazione solo la situazione sanitaria emergenziale, per quale motivo non sarebbe possibile il corretto svolgimento delle prove scritte, rispettando tutte le norme igienico sanitarie già previste dai protocolli scolastici vigenti?

Onestamente, risulta difficile trovare una risposta logica al quesito, considerando anche che a giugno la situazione epidemiologica sarà quasi certamente migliore di quella attuale.

E, allora, perché mettere in discussione il tema di italiano?

La spiegazione è molto più profonda e va ricercata nella progressiva perdita, da parte delle nuove generazioni, della capacità di scrivere un elaborato complesso (e, di conseguenza, anche di leggerlo). Il problema non è, dunque, da rintracciare nell’esame di maturità, decisamente troppo complesso e pesante rispetto ai corrispettivi europei, ma nel ruolo della scrittura nella scuola secondaria.

Partiamo dall’osservazione della vita di tutti i giorni: che tipo di testi scritti producono gli studenti e i giovani lavoratori, al di fuori del contesto scolastico?

Mediamente essi scrivono testi brevi e frammentati per comunicare online. Qualcuno potrà spingersi a condividere riflessioni più estese su blog e social networks di nicchia, ma si tratta certamente di una minoranza.

I messaggi scambiati tutti i giorni sono, perciò, testi brevi assimilabili ad epigrammi privi di punteggiatura, frutto naturale di un’involuzione della competenza scritta iniziata un ventennio fa con gli SMS. La totale assenza di punteggiatura, sostituita dall’invio di una serie di messaggi brevi per separare i sintagmi, non solo rappresenta un problema logico e sintattico, ma impone agli studiosi di ripensare le regole stesse della sintassi (in questo caso di tutte le lingue).

Per questi motivi, la scuola resta l’unico luogo in cui gli adolescenti e i preadolescenti si esercitano, almeno una decina di volte all’anno, nella produzione scritta; in questo senso, il tema della maturità ha lo scopo di valutare un lavoro quinquennale, un vero e proprio laboratorio di scrittura: narrativa, analitica, storica ecc.

Perciò, togliere il tema di italiano significa rinunciare a valutare questa competenza, rendendola, di conseguenza, secondaria e superflua; ed è esattamente la direzione verso la quale sta andando la comunicazione scritta odierna: pochissime persone leggono e scrivono testi lunghi e approfonditi, mentre la maggior parte si avvale di sintesi ed elenchi puntati per informarsi e conoscere il mondo.

Siamo sicuri che anche la scuola, ultimo baluardo del servizio pubblico, voglia andare in questa direzione?


Emanuele Follenti
Emanuele Follenti

Emanuele Follenti ha conseguito la laurea Triennale in Lettere e quella magistrale in Scienze Storiche presso l’Università degli studi di Macerata e l’Alma Mater Studiorum di Bologna. È specializzato in insegnamento dell’italiano come lingua straniera. Le esperienze di volontariato nell’ambito dei diritti umani hanno contribuito al suo interesse verso il diversity management e alla sua familiarità con contesti interculturali.


Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza