Esami per la patente a rischio, Confarca: a Vicenza e a Verona è allarme per la mancanza di autisti di bus e camion

La regione del nord-est è al terzo posto nella richiesta di conduttori di mezzi pesanti, ma nel 40,9% dei casi sono difficili da reperire. Mercoledì l’incontro a Roma al MIMS

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Esame patente
Esame patente

Manca il personale negli uffici delle Motorizzazioni delle province di Vicenza e di Verona e gli esami pratici per la patente slittano fino a cinque mesi. Su 7 province venete, 5 sono ormai in crisi e non riescono ad assicurare il conseguimento in tempi ordinari delle patenti di tipo D e D1, per la guida di autobus del trasporto pubblico, ma anche per gli esami pratici per la patente B e C.

Un grido d’allarme, lanciato dalla Confarca (confederazione italiana che rappresenta le autoscuole e gli studi di consulenza) e da CNA, oltre alle aziende di trasporto pubblico locale, che è stato accolto dalla Regione Veneto. Mercoledì 28 settembre il presidente del Consiglio Regionale Veneto, Roberto Ciambetti, d’intesa con l’onorevole Silvia Covolo, incontrerà a Roma, nella sede del MIMS, la capo dipartimento al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, la trevigiana Ilaria Bramezza, per discutere in merito alla cronica mancanza di personale negli uffici delle motorizzazioni venete.

Un’ulteriore iniziativa, dopo la tavola rotonda organizzata da Confarca al Consorzio Autoscuole Associate di Vicenza che si è tenuta lo scorso lunedì 19 settembre e a cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle scuole guida di Verona, Padova, Treviso e Vicenza. L’obiettivo della Regione Veneto è quello di dare seguito alla procedura di verifica per l’eventuale cessione di graduatorie di concorsi già svolti, per facilitare l’assunzione di funzionari presso la stessa Direzione Generale del Nord Est; una necessità già emersa lunedì scorso con il Direttore Generale, Paolo Amoroso, e durante il quale è stato evidenziato che le tempistiche di erogazione dei servizi delle Motorizzazioni risultano in contrapposizione con le richieste che pervengono dal tessuto economico-sociale della Regione.

Secondo uno studio di Confartigianato, che snocciola alcuni dati regionali risalenti al 2020, la categoria professionale dei conduttori di mezzi pesanti e camion è difficile da reperire, rappresentando il 44,7% della domanda di lavoro prevista, con valori che superano la metà degli ingressi previsti dalle imprese in Trentino Alto Adige con il 60,3%, Friuli Venezia Giulia con il 58,7% e il Veneto al terzo posto della classifica nazionale con il 57,0%. Con il boom dei prodotti e-commerce, inoltre, la domanda di servizi di spedizioni è aumentata, così come la domanda di lavoro delle imprese di autotrasporto che però hanno difficoltà enorme nel trovare personale (la stima è del 40,9%).

“L’associazione delle autoscuole vuole evidenziare una situazione decisamente da tenere sotto controllo per salvaguardare la tenuta economica e sociale delle aziende non solo del comparto autoscuole ma dell’intera regione – sostiene Christian Filippi, segretario della sezione Autoscuole della Confarca – Dalla ormai atavica situazione che riguarda gli esami per la patente di tipo A e B, siamo passati alle problematiche per le patenti professionali. In Veneto non abbiamo autisti per i bus turistici e per il trasporto pubblico locale. Il Ministero di Trasporti ha dato il via libera a 15 assunzioni per tre regioni (Veneto, Emilia Romagna e Marche), che risultano però insufficienti a sopperire alla mancanza di personale che sul nostro territorio riguarda cinque province su sette”.

Filippi evidenzia inoltre le problematiche con cui ogni giorni i titolari delle autoscuole si trovano a combattere: “La tenuta dei posti di lavoro è a rischio – afferma – Per noi imprenditori significa ricorrere alle risorse personali per dare la possibilità all’azienda di sopravvivere. In epoca di PNRR risulta paradossale che non si diano attenzioni alle esigenze del trasporto, venendo incontro alle difficoltà degli imprenditori e dei cittadini. Ricordiamo infatti che la patente ad oggi è il più potente strumento di inclusione lavorativa e sociale, senza la quale la vita del cittadino, e più in generale del tessuto locale, viene gravemente compromessa”.