L’esorcismo a Vicenza e l’irrazionalità italiana nel rapporto del CENSIS. “Filosofia in Agorà”: all’origine dei complessi culturali

570
Esorcismo Vicenza
Esorcismo Vicenza

Senza voler aprire un dibattito secolare - nel senso che dura da secoli, ma che, invece, non è affatto secolare, nel senso di appartenente solo alla vita civile - tra l’irrazionale dell’ambito religioso e l’assolutamente razionale della scienza, l'esorcismo praticato a Vicenza presso il Monte Berico qualche giorno fa su una ragazza in preda al demonio andrebbe analizzato, a nostro avviso, con un approccio sicuramente pluridisciplinare e con categorie di natura prettamente culturale.

Tuttavia, prima di approcciarsi al fatto in sé, che ha a che fare con la possessione demoniaca di una ragazza, cioè con il fatto che ci sia una ragazza, la sua famiglia e un gruppo di frati che cerchino di ripristinare una condizione di sanità-santità attraverso un esorcismo e che questo contesto culturale creda nelle potenze del bene e del male, è necessario sgomberare il campo da ogni tipo di pregiudizio e dogmatismo, sia esso di carattere religioso sia esso di carattere scientifico o scientista, per essere più precisi.

Partiamo dal presupposto che la mente degli esseri umani è una macchina complessa e, nella sua complessità multidimensionale, essa non può non essere determinata da tutti i sedimenti simbolici e semantici con i quali viene in contatto nel corso della sua esistenza, tra i quali rientrano non solo gli aspetti che giungono alla coscienza vigile del soggetto, ma anche tutti quelli che vengono recepiti dai sensi e immagazzinati, senza connessioni significative, senza averne appercezione, cioè senza una percezione consapevole.

Questa complessità, dunque, di cui una singola e specifica mente umana si nutre e di cui, a sua volta, nutre tutti i soggetti che vengono immediatamente a contattato con lei, determina una sorta di universo simbolico reale e che, di volta in volta, può essere popolato di dèmoni, di spiriti benigni e maligni che si dividono il mondo oppure può essere assolutamente spopolato da entità ed essere organizzato intorno ad un mero principio di inferenza causale, quello che fa concludere che le cose accadono quotidianamente con una certa necessità, una necessità che, tuttavia, trae in inganno anche il povero tacchino induttivista di Russel-Popper, il quale, purtroppo, viene sacrificato inaspettatamente (solo per lui) alla vigilia di Natale.

Insomma, il nostro approccio, che intende valorizzare e, al tempo stesso, focalizzare l’attenzione sul ruolo della cultura specifica di riferimento nella produzione degli universi simbolici che danno senso all’esistenza dei singoli esseri umani, potrebbe, alla fine, senza suscitare alcun imbarazzo, anche dare l’assenso e credere che funzionino davvero pratiche sciamaniche da santoni e reset cognitivi da Programmazione Neuro-Linguistica, se solo il soggetto coinvolto crede effettivamente che esse siano vere nei loro risultati finali.

Nel caso degli esorcismi, possessioni, fenomeni di trance e, in senso molto generale, di malattie riconducibili a manifestazioni psichiche e mentali, ma talvolta anche fisiche, il punto cruciale per il suo trattamento sanitario, cioè il passaggio ad una condizioni di benessere, non è tanto riposto nella diagnosi codificata a livello scientifico, ma nel fatto che il soggetto nasca e cresca in un contesto culturale nel quale quell’universo simbolico che emette la diagnosi scientifica codificata sia creduta vera ed efficace nei suoi effetti reali.

Senza voler entrare nel merito delle singole polemiche attuali su questioni che vanno dal terrapiattismo ai vaccini, che, di fatto, dividono la popolazione tra chi crede nella scienza ufficiale e chi, invece, attinge ad altre fonti non ufficiali per costruire i propri universi simbolici, ciò che ci consegna il Rapporto del CENSIS sugli italiani è, stando all’interpretazione che lo stesso istituto dà dei dati raccolti, la fotografia di una Società irrazionale, in cui, appunto, l’elemento «irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale. Per il 5,9% degli italiani (circa 3 milioni) il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile. E poi: il 5,8% è convinto che la Terra è piatta, per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna, per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. Perché sta succedendo? È la spia di qualcosa di più profondo: le aspettative soggettive tradite provocano la fuga nel pensiero magico».

Davanti a questo scenario culturale, non sorprende affatto che ci possano essere sacche di popolazione e, di conseguenza, singoli individui che, come affermava il filosofo Francis Bacon già nel 1620, «cercano le scienze nei loro piccoli mondi individuali e non nel più grande mondo universale»[1], così come non deve sorprendere che ci siano persone che credono che una ragazza adolescente che comincia a rispondere male ai genitori abbia bisogno di un esorcismo e che poi l’evento sortisca, nelle sue manifestazioni e nei suoi effetti finali, ciò che la fenomenologia, la letteratura e la cinematografia sull’esorcismo hanno contribuito a creare come universo simbolico e culturale di riferimento.

Insomma, per la rilevanza che attribuiamo maggiormente alla costruzione degli scenari socio-culturali rispetto alla verità dei paradigmi scientifici e - proprio in virtù di questo presupposto - per il fatto di essere nati e cresciuti nella Terra del Rimorso, della tarantola, non ci meraviglia affatto che possa avere efficacia, ancora oggi, un trattamento magico come l’esorcismo, giacché s’inserisce perfettamente nel quadro di un approccio di tipo etnopsichiatrico, come sosteneva François Laplantine[2].

E non si tratta, evidentemente, di una questione regionale, primitiva o retrograda, giacché in un «più ampio senso la Terra del Rimorso è il nostro stesso pianeta, o almeno quella parte di esso che è entrato nel cono d’ombra del suo cattivo passato. Potrà forse sembrare strano che un discorso così impegnato, e che quasi promette di voler metter mano a cielo e terra, possa prendere le mosse da una minutissima vicenda regionale, anzi locale, della cui levità pare testimoniare il sorriso col quale a chi dà segni di agitazione immotivata chiediamo, celiando: Ti ha morso la tarantola?»[3].

[1] F. Bacon, Nuovo organo, RCS, Milano 2001, p. 47.

[2] Cfr. F. Laplantine, L’etnopsichiatria, Tattilo editrice, Roma 1974.

[3] E. De Martino, La terra del rimorso. Il Sud tra religione e magia, NET, Milano 2002, p. 13.

Qui troverai tutti i contributi a Agorà, la Filosofia in Piazza

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook Agorà. Filosofia in piazza

Sei arrivato fin qui?

Se sei qui è chiaro che apprezzi il nostro giornalismo, che, però, richiede tempo e denaro. Se vuoi continuare a leggere questo articolo e per un anno tutti i contenuti PREMIUM e le Newsletter online puoi farlo al prezzo di un caffè, una birra o una pizza al mese.

Grazie, Giovanni Coviello

Sei già registrato? Clicca qui per accedere