Era il 15 di luglio del 2016 quando i “Consigli d’Amministrazione diRimini Fiera e di Fiera di Vicenza hanno approvato il documento che formalmente dà il via all’integrazione tra i due poli fieristici, integrazione sulla quale le Assemblee dei Soci dovranno dare il loro assenso entro la fine dell’anno.“. Dichiarava il Presidente di Rimini Fiera Lorenzo Cagnoni: “Il passaggio di oggi di Rimini Fiera, è particolarmente importante perché sono stati definiti i punti salienti dell’accordo, aprendo così la strada al primo esempio di integrazione nel sistema fieristico italiano“.
A sua volta il Presidente di Fiera di Vicenza, Matteo Marzotto, dice: “Sono particolarmente soddisfatto del risultato raggiunto, frutto di un grande lavoro di squadra, che dà il via ad un processo di fusione tra due grandi player di settore, che con questa operazione, cambieranno i paradigmi del sistema fieristico italiano, valorizzando un progetto industriale di grande levatura.“.
Queste dichiarazioni entusiastiche anticipano di poche settimane l’uscita dell’Amministratore Unico da Rimini Holding Spa che si occupava, tra l’altro della “… implementazione del processo di privatizzazione, tramite la quotazione in Borsa, della partecipata Rimini Fiera SpA.“. E’ da presumere che, per parte riminese, questo signore abbia collaborato alla preparazione della fusione delle due fiere. L’incarico gli era stato dato nell’agosto 2013 e, come già detto, si era concluso nell’agosto 2016. Una personalità non indifferente, direi particolarmente adeguata, sia sotto il profilo professionale che quello strettamente personale, ovverosia perché vicentino.
Infatti si trattava del prof. Umberto Lago, che nella prima parte del 2013 concludeva la sua attività in Comune di Vicenza di assessore al Bilancio, alle finanze e alle aziende partecipate (in questo caso leggasi “Fiera di Vicenza“). Si può legittimamente pensare che il socio vicentino della Fiera, il sindaco Achille Variati, che, poi anche presidente della provincia, si ritrova ad essere il socio di assoluta maggioranza, il suo ex assessore e il presidente della Fiera, Marzotto, qualche volta abbiano scambiato quattro chiacchiere.
Specie considerando che, dopo il fallimento del tentativo di accordo tra Verona e Vicenza, quest’ultima si è appoggiata alla società Fiera di Rimini S.p.A, siglando il 22 marzo una lettera di intenti, e che in data 8 aprile 2016 le Società hanno rispettivamente incaricato, per la valutazione del capitale economico delle società e il conseguente calcolo del possibile intervallo del rapporto di concambio, quali advisors la Banca Popolare di Vicenza S.p.A. ed Intermonte SIM S.p.A.
Mi pare che si possa ritenere che la ex BPVi, che era una grande creditrice della Fiera vicentina, sia stata indicata proprio dai vicentini. Ma a Rimini esistevano, ed esistono, altri vicentini quali riferimenti importanti e interessanti, che avrebbero potuto essere fonti di chiare e trasparenti informazioni sulla realtà fieristica riminese. Basta cercarli, e non mi pare che si faccia troppa fatica a trovarli-visto che già nel 2016 la stampa riminese li citava ma pure quella vicentina, sponda VicenzaPiù (mercoledì 17 Agosto 2016).
Ma veniamo al punto. Sia il vice presidente Matteo Marzotto che l’allora Dg di IEG , Corrado Facco, si pronunciarono come gli autentici costruttori della “fusione tra le due fiere e questo nonostante le non indifferenti perplessità sollevate sia da settori della stampa vicentina ma anche della stampa riminese”. Restava per molti dei vicentini, ad esempio, un autentico disagio per la divisione azionaria tra le due realtà: Rimini 81%, Vicenza 19%. Sicuramente le argomentazioni per giustificare questa soluzione non mancheranno ma, sul piano estetico, questa valutazione stride.
Ora è appena apparsa su Il Giornale di Vicenza una intervista, ampia e articolata, da parte del giornalista Marino Smiderle di Matteo Marzotto. Smiderle punta a comprendere quali sentimenti prova Matteo Marzotto di fronte al tentativo di IEG di entrare in Borsa, purtroppo fallito. Le risposte danno l’impressione che ogni responsabilità sia da assegnarsi ai riminesi e in particolare al presidente Lorenzo Cagnoni e all’Ad Ugo Ravanelli e che i rappresentanti vicentini, tutti, nulla sapessero di quanto accadeva, nulla venendo portato a loro conoscenza, almeno dall’aprile scorso.
Eppure anche dopo l’uscita forzata del Dg Facco, Matteo Marzotto rimane e accetta di continuare nel suo ruolo di vice presidente. Smiderle va dritto al punto dolente quando chiede “… il 6 aprile viene fatto saltare il Cda da parte dei riminesi per far entrare Ravanelli come amministratore delegato e per far fuori invece il direttore generale Facco. Lei come se lo spiega?”. “Non me lo spiego“, dice Marzotto e poi si chiede perché la redazione del piano industriale allungasse eccessivamente i suoi tempi. Ritorna, correttamente, a far risaltare le qualità professionali di Facco e, meno simpaticamente, contemporaneamente non rinuncia a sottovalutare la professionalità di Ravanelli, che, se non vado errato, era stato in precedenza il Dg di Fiera Rimini, sacrificato in IEG proprio per favorire l’ingresso di Facco. Mi pare che da qualche parte ci sia qualche cosa che stona. E non è la sola stonatura. Un’ulteriore stonatura mi pare di individuarla quando il sig. Marzotto dice: “Achille Variati è stato coraggioso. Ha capito forze e debolezze della Fiera di Vicenza… e ha sposato il progetto della fusione …. ha supportato il successivo obbiettivo di quotazione. Atteggiamento, a onor del vero, confermato anche dal suo successore Francesco Rucco…“.
Anzitutto Rucco non ha fatto altro che “subire” quanto fatto, bene o male, da altri e cercare di mitigare il possibile danno. Ma la stonatura sta proprio nella affermazione relativa al fatto che Variati aveva compreso le forze e le debolezze della Fiera di Vicenza ma (forse perché nessuno lo aveva bene informato) pare non avesse capito quelli che potevano essere stati gli autentici obbiettivi della Fiera di Rimini almeno secondo la visone del sig. Marzotto. A procedere di questo passo temo che si giungerebbe a riempire un intero giornale.
Mi fermo, allora, a quest’altra dichiarazione del sig. Marzotto: “Dal 6 aprile in avanti non mi hanno più fatto toccare palla. Mi hanno trattato come una contropartita, quasi considerandomi come un nemico. Da allora hanno fatto tutto loro.“. Però rimane in IEG, sapendo di non poter far nulla, ma nemmeno prendendo una posizione chiara e forte, appunto quella delle dimissioni che, strano, vengono date a ridosso dell’entrata in Borsa e quindi dando, forse inconsapevolmente – visto che dice che non sapeva niente – una mano ai “nemici” della dirigenza IEG. Strano miscuglio di atteggiamenti che alla fin fine riduce il tutto a una rappresentazione da dilettanti. Il risultato finale è che con molta probabilità Vicenza ha perso ancora una delle sue, passate, eccellenze.