In merito alle inchieste Esselunga e Sicuritalia intervengono con un comunicato stampa per il Cub Veneto Mattia Scolari e Maria Teresa Turetta. “Apprendiamo delle indagini nei confronti di Esselunga, colosso della grande distribuzione, e di Sicuritalia, azienda leader nella vigilanza – dicono il referente nazionale Flaica e la componente del Cub Veneto -. La magistratura, analizzando la filiera degli appalti di servizi e manodopera, ipotizza per Esselunga il reato di somministrazione illecita di manodopera e una complessa frode fiscale.
Nei confronti di Sicuritalia, invece, l’ipotesi di reato è sfruttamento del lavoro al fine di proporsi sul mercato degli appalti con prezzi oltremodo competitivi. In attesa di conoscere gli sviluppi delle inchieste, ci preme fare una osservazione.
La nostra organizzazione sindacale critica da sempre il sistema degli appalti, attraverso il quale le aziende committenti riducono i loro costi, esternalizzando la gestione di servizi e di manodopera a cooperative e a Srl che applicano condizioni contrattuali e salariali peggiorative.
La paga del livello D del CCNL Servizi Fiduciari di 5,40 euro lordi l’ora, non è sicuramente proporzionata né alla qualità né alla quantità del lavoro prestato per garantire una esistenza libera e dignitosa, come scrive il Gip in riferimento all’inchiesta Sicuritalia.
Ma secondo noi – aggiungono Scolari e Turetta – non lo è neanche quella di tanti altri contratti collettivi che vengono applicati in questa giungla di precarietà, a partire dai 6,84 euro lordi del 2° livello del sempre più diffuso CCNL Multiservizi, utilizzato per l’esternalizzazione di interi segmenti del terziario e dell’industria”.
I casi Esselunga e Sicuritalia presentano forti analogie sotto un aspetto, secondo il Cub: “Il sistema degli appalti – spiegano i due sindacalisti -, caratterizzato da una continua corsa al ribasso per risparmiare, è intrinsecamente caratterizzato da sfruttamento e illegalità, con lavoratori che si ritrovano nella costante incertezza della riassunzione, sballottati tra una cooperativa e l’altra, perdendo ogni volta pezzi di salario.
È sempre stato così: nelle aziende del pubblico, con la spending review, i primi a subire tagli ai loro orari di lavoro sono sempre stati i lavoratori degli appalti. Nel settore alberghiero, durante la pandemia Covid, interi consorzi di outsourcing sono scomparsi dalla sera alla mattina, senza garantire la cassa integrazione e il pagamento delle spettanze ai propri dipendenti”.
Ora, i riflettori si sono accesi sui settori grande distribuzione e vigilanza: “Il copione pare essere sempre lo stesso – dicono ancora Scolari e Turetta -: cooperative che nascono e muoiono per frodare l’erario, per non pagare contributi, Tfr e spettanze ai lavoratori. Che tramite finte riunioni dei soci elaborano regolamenti interni per peggiorare le condizioni dei dipendenti e che non rispettano le normative su salute e sicurezza, applicando condizioni lavorative da caporalato.
La CUB da sempre chiede la reinternalizzazione di tutti i servizi appaltati, così da eliminare odiose differenziazioni tra i lavoratori e un sistema di scatole cinesi finalizzato a produrre solo sfruttamento per tanti e ricchezza per pochi”, concludono Mattia Scolari e Maria Teresa Turetta del Cub.