Il regolamento sull’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie è ora diventato legge in Irlanda. Il ministro irlandese della Salute, Stephen Donnelly, ha effettuato infatti la procedura per la conversione che detta regole criticate da più voci.
Prima che entri in vigore definitivamente, la legge sarà applicata per un periodo di transizione di tre anni. Si tratta del primo caso in Europa e prevede che le etichette dei prodotti alcolici indichino il contenuto calorico e i grammi di alcol nel prodotto e contengano avvertenze sul rischio di consumare alcol durante la gravidanza e sul rischio di malattie del fegato e tumori mortali dovuti al consumo di alcol.
L’Ansa afferma che “l’etichettatura irlandese sugli alcolici ha sollevato le critiche di diversi Stati Ue, tra cui l’Italia, da Stati membri del Wto e dai produttori di bevande alcoliche perché una barriera agli scambi commerciali, ingiustificata e sproporzionata. La Commissione europea ha dato il via libera per silenzio-assenso, alla proposta irlandese, nonostante le critiche di 13 Stati tra cui l’Italia. L’argomento sarà all’ordine del giorno di una riunione del comitato Barriere tecniche al commercio del 21 giugno. La settimana scorsa le associazioni europee e nazionali di produttori di vino, birra e distillati hanno presentato reclami ufficiali alla Commissione Ue perché apra una procedura di infrazione contro l’Irlanda“.
In Veneto sono state molte le voci contrarie, basata sulla considerazione che l’esportazione del vino, uno dei prodotti che saranno etichettati in questo modo, costituisce una voce molto importante dell’economia regionale.
Apprendendo della conversione in legge del regolamento sull’etichettatura degli alcolici in Irlanda, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha detto: “La legge irlandese, frutto del colpevole silenzio dell’Unione Europea, che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie è un rischio incombente sulla nostra filiera vitivinicola.
Ma è anche un attacco ad un simbolo della nostra tradizione e identità, relegato da questo provvedimento a semplice ‘bevanda’, in barba ad ogni logica, studio, approfondimento culturale o scientifico.
Purtroppo, c’è un’Europa che, ancora una volta, assiste inerme alla messa in pericolo dei propri prodotti più rappresentativi e affermati sui mercati, simbolo di una produzione che non esito a definire ‘monumentale e identitaria’ oltre che caratterizzata da un consumo tradizionale da millenni.
Come i monumenti più preziosi anche il nostro vino deve essere difeso da quello che appare davvero uno sfregio: assimilare il consumo del vino, nella grandissima maggioranza dei casi responsabile ed estremamente limitato, ad un mero rischio per la salute, infatti, svela ancora più dell’incomprensibile ambiguità di chi approva simili norme la passività di un’Europa che nella difesa e nella tutela delle sue produzioni più tipiche rinuncia ad essere efficace”, ha concluso Zaia.