Etichette alimentari. Italia allo sbando. I danni del sovranismo

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Etichette alimentari al centro dell’attenzione di Aduc, la nota Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. Un’analisi viene svolta sulla situazione in Italia.

“Il sistema non tiene conto del fabbisogno e del profilo nutrizionale individuale ed il punteggio Nutriscore non rappresenta un giudizio assoluto di salubrità di un alimento ma è relativo alla composizione nutrizionale dello stesso riferito a 100 g di prodotto e non ad una porzione di consumo. Tutti gli alimenti in commercio devono essere presi in considerazione nell’ambito di una normale dieta varia ed equilibrata”.
E’ il testo di un cartello che si legge nei supermercati Carrefour.
E’ l’impegno preso dall’azienda francese con l’Antitrust che a dicembre aveva avviato un’indagine, conclusa ieri con l’impegno di Carrefour ad informare i loro clienti. Stesso tipo di impegni per Pescanova e Valsoia, importatrice dei prodotti Weetabix e Alpen.

Questo è lo scorrere dei fatti a seguito della posizione italiana sull’etichetta a semaforo (Nutri-score) che, nel febbraio scorso aveva portato al bando governativo di questo strumento di informazione. Obiettivo: combattere contro l’Unione europea, colpevole di voler favorire le multinazionali contro il made in Italy.
Abbiamo ascoltato toni apocalittici antieuropeisti di sovranisti di vario tipo, manipolazione dell’informazione da parte di Federalimentare, ed elogio di etichette (Nutriform-battery) che, come già avviene, riportino solo l’elenco dei contenuti.

L’oggetto del contendere è se l’etichetta, informando, debba esprimere o meno un’indicazione media rispetto alla salubrità del prodotto.
“Nutriform-battery” presuppone la scelta del prodotto dopo lettura di elenco e quantità del contenuto, scritta sempre in caratteri piccoli.
“Nutri-score” si basa sulla immediata percezione (lettere e colori) rispetto ad un equilibrio nutritivo tra elementi sfavorevoli (calorie, acidi grassi saturi, zuccheri semplici, sodio) e favorevoli (percentuale di frutta, verdura, leguminose e oleaginose, fibre, proteine). Le indicazioni si riferiscono ad una quantità pari a 100g o 100ml. A-verde rappresenta il miglior equilibrio, che peggiora con B-verde chiaro, C-giallo, D-arancione, E-rosso.

Alcuni prodotti di prestigio del made in Italy hanno preponderanza di elementi sfavorevoli e non avrebbero la A-verde. I nostri governanti preferiscono che in etichetta non sia espressa indicazione complessiva media di salubrità ma che il consumatore – presumibilmente informato di cosa e quanto per la propria salute – scelga di conseguenza. A nostro avviso si è data più importanza al business dei produttori che non alla salute dei consumatori.
Dal 2018 Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Spagna già raccomandano questa etichetta. Positivi anche i giudizi dell’Oms (International Agency for Research on Cancer – Iarc)

Così l’Italia si sta preparando al fatto che entro la fine di quest’anno la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta di legge perché l’etichetta “Nutri Score”, sia un obbligo nel contesto della strategia F2F (Farm to Fork).
Non è molto esaltante, anche perché il confronto interno è quasi sempre basato non su numeri e fatti in sé, ma sull’essere pro o contro il made in Italy.

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Fonte: Etichette alimentari. Italia allo sbando. I danni del sovranismo

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